“PERCHÉ SIA FORMATO CRISTO IN VOI”
AZIONE CATTOLICA E SCELTE FORMATIVE
Scopo di questa introduzione è delineare il rapporto che esiste tra le caratteristiche dell’AC e il tipo di formazione che in essa si vive. Questa proposta formativa ha infatti alcuni caratteri tipici, che sono coerenti con il carisma dell’Azione Cattolica e sono il frutto delle scelte che l’associazione ha compiuto e della cultura associativa maturata vivendole.
La tradizione educativa dell’AC
La formazione è un impegno che qualifica l’Azione Cattolica. L’attenzione alla persona e alla sua crescita cristiana caratterizza tutta la sua tradizione. Anche oggi l’Azione Cattolica ribadisce il valore di tale scelta. Lo Statuto aggiornato nel 2003 dedica al progetto formativo un intero articolo in cui si afferma che l’AC “offre ad ogni persona, con la partecipazione alla vita associativa, un accompagnamento finalizzato alla crescita di una matura coscienza umana e cristiana, grazie a percorsi permanenti, organici e graduali, attenti alle diverse età, alle condizioni e agli ambienti di vita, ai diversi livelli di accoglienza della fede” .
La formazione cuore della vita associativa
È evidente il valore del compito formativo nell’intero progetto associativo: l’educazione è la scelta che sta all’origine di tutte le altre e di esse costituisce il cuore. Esiste uno stretto rapporto tra ciò che l’Azione Cattolica è e il tipo di formazione che propone. Non è possibile spiegare il progetto formativo che viene illustrato nelle pagine seguenti se non comprendendo l’Azione Cattolica per il suo carisma, il suo spirito conciliare, le sue scelte.
1. A servizio di ciò che è essenziale
Carisma dell’AC e formazione
Nella formazione proposta dall’AC si riflette il carisma su cui essa si fonda. Vivere un carisma significa assumere l’atteggiamento di chi risponde ad una chiamata, la gratitudine e di chi accoglie un dono. Sul piano formativo, questo impegna a un cammino di vita cristiana che è frutto del continuo ascolto dello Spirito, che chiede di essere attenti alla vita del mondo e della Chiesa di oggi.
Radicati nel Battesimo
L’AC testimonia la chiamata dei laici ad un’esistenza cristiana fondata nell’essenziale, punto di arrivo di un percorso di maturazione, in cui ci si è allenati a vivere ciò che è comune ad ogni battezzato. Coloro che scelgono l’AC sono chiamati a vivere da laici radicati “semplicemente” nel Battesimo:questo è il cuore del nostro carisma. La fedeltà ad esso ci impegna a far nostro, con consapevolezza e con radicalità, ciò che è comune ad ogni laico cristiano e a viverlo con serietà e con impegno; a coltivare la coscienza di appartenere alla Chiesa e a sceglierne la missione nella sua globalità .
L’essenziale è sufficiente ad un cammino di santità
Oggi non è facile scegliere di vivere l’essenziale. Noi riteniamo che questo sia il nostro primo servizio alla parrocchia e alla comunità ecclesiale. In un tempo di dispersione e di pluralità di proposte, scegliere l’essenziale implica un esercizio continuo di discernimento, di educazione ad abitare le profondità della vita e a non attaccarsi a elementi marginali che possono far perdere il senso delle poche cose che contano. Si tratta di ritrovare il cuore della vita cristiana: riconoscere il valore assoluto del mistero del Signore Gesù come centro non scontato della vita di fede e della Chiesa e,con amore e decisione, tornare di continuo a Lui e alle esperienze che ci fanno vivere di Lui giorno per giorno. La nostra proposta formativa vuole annunciare e far sperimentare che senza questo cuore non è possibile vivere. Vivere il cuore significa riconoscere quante cose superflue nella nostra vita cristiana offuscano questo percorso; significa comprendere e vivere che la Parola, l’Eucaristia, la domenica, la vita sacramentale, la preghiera, la comunione sono l’essenziale per vivere oggi da discepoli e che tutto questo basta ad un cammino di santità . Questa infatti è la convinzione che anima la nostra proposta.
Non vivere per se stessi
Questa è una grande sfida per la formazione, cui è chiesto di condurre le persone alla più alta maturità: quella di vivere senza cercare nulla per sé; sentirsi parte della famiglia dell’AC e amare ciò che è di tutti; vivere nella gratuità, nella dimenticanza di sé. È un orientamento di cui si possono intuire le conseguenze sul piano degli atteggiamenti e delle scelte educative: la vigilanza nel non accaparrarsi ciò che è di tutti; l’impegno a non appartarsi ma a costruire legami di unità e di comunione; crescere facendo crescere, suscitando vita, promuovendo…
A servizio di ciò che è universale
La ricerca di ciò che è comune ed universale spinge a stare in associazione guardando l’unica Chiesa; ma anche a stare nella Chiesa guardando alla città, al territorio, al mondo intero e a cercare in essi quanto fa unità. Leggendo il progetto, qualcuno potrebbe obiettare che molte delle cose che vi sono proposte appartengono a tutti i cristiani. Si tratta di una scelta, conseguenza dell’anima ecclesiale dell’AC e del suo desiderio di condividere, di superare ogni confine, di andare incontro… Di tutto questo è possibile fare una ragione di vita. Dove ciò accade – in famiglia, in parrocchia o nell’ambito del lavoro – si tocca con mano quanto l’esperienza di tutti si faccia più ricca, più serena, più positiva.
2. La sfida della vita quotidiana
Dare valore alla vita di ogni giorno
L’AC vive il proprio carisma nella semplicità della vita di ogni giorno. Non è facile restare ancorati ad un’esistenza che spesso è faticosa, piena di tensioni e di interrogativi. Sono le pesantezze della vita di oggi e di sempre, da assumere nella loro concretezza se non si vuole vivere con rassegnazione o con indifferenza.
Cristiani dentro la vita
Sentiamo l’esigenza di proporre il valore di una vita cristiana incarnata, legata a tutte quelle esperienze che costituiscono il tessuto naturale di un cammino cristiano: la famiglia, il lavoro, le relazioni interpersonali e sociali. Siamo consapevoli che la frammentazione, la complessità, il ritmo frenetico delle nostre occupazioni rendono difficile collegare la fede a queste situazioni di vita: potrebbe sembrare più facile o addirittura necessario separarsi da esse e vivere la fede come il luogo della tranquillità. La formazione vuole aiutare le persone a non pensare la fede come lo spazio della consolazione e la vita come quello del conflitto. Compito della formazione è aiutare a fare incontrare l’una e l’altra perché reciprocamente si illuminino. Il mistero di Dio che si fa uomo dà all’esistenza un valore inedito da scoprire a poco a poco; permette di acquisire di fronte alla vita un atteggiamento di fortezza e di fiducia. Allora saremo riconciliati con la nostra realtà quotidiana.
3. Esperti nella splendida avventura…
Tenere insieme vita e fede
“Far incontrare il Vangelo con la vita” : questa è la “splendida avventura” che Giovanni Paolo II ha indicato all’Azione Cattolica nel corso dell’Assemblea Straordinaria del settembre 2003. Queste parole meglio di altre descrivono uno dei tratti più forti della vocazione laicale, quello di tenere insieme dimensioni apparentemente inconciliabili: vita e fede, mondo e Chiesa, locale e universale. I discepoli di un Dio che si fa uomo non possono che vivere così: facendo unità, costruendo sintesi, mostrando che il Vangelo dà pienezza e realizzazione all’esperienza umana.
Dentro una Chiesa radicata in una terra
Una vita che trae luce dalla fede e una fede che non perde lo spessore dell’esistenza; un mondo che nell’incerto cammino verso il Regno trova nella Chiesa il riferimento sicuro e una Chiesa che non cammina chiusa in se stessa, perché sa di dover costruire con tutti ponti di comunione; una Chiesa e una fede radicate nel territorio eppure aperte ad orizzonti universali; una Chiesa alleata con una terra, la sua cultura, la sua umanità, i suoi problemi, la sua storia perché la vita della città sia aperta con dignità ad ogni abitante: è in questi elementi lo spirito di quella scelta di diocesanità in cui laicità ed ecclesialità si connettono strettamente.
Laicità di Dio nel mondo
Laicità è tener insieme santità e secolarità, essere di Dio ed essere per il mondo: è troppo poco pensare che la vocazione laicale significhi semplicemente vivere nel mondo, se non si afferma insieme che la vita è immersa in Dio. Da questa sintesi, ricostruita in un equilibrio sempre nuovo, nasce la ricchezza della vocazione laicale, che può far crescere nella storia i semi del Regno solo a condizione di vivere nel mondo l’appartenenza a Dio e il radicale riferimento a Lui.
Abitare la tensione tra spirito e secolarità
La formazione ha il compito di far intravedere la bellezza di tenere insieme, di congiungere, aiutando le persone a prendere su di sé la tensione che deriva dal vivere tra polarità che hanno bisogno l’una dell’altra. Per questo, a tratti, accade nella vita personale e in quella delle organizzazioni che si rinunci alla fatica della sintesi. Ne emergono vite laicali a tratti spiritualiste e a tratti secolarizzate. Abitare la tensione è uno dei caratteri di una vita cristiana laicale che l’AC vuole riproporre, aiutando le persone anche ad accettare il rischio di interpretare nelle situazioni concrete il riferimento ai valori assoluti in cui la coscienza crede.
4. Con il linguaggio dei laici
L’urgenza della missione
Vivere il Battesimo significa essere testimoni e missionari nella vita di ogni giorno. Oggi siamo consapevoli che la missione costituisce una nuova urgenza, per la Chiesa e per la coscienza credente. Per i laici si tratta di portare il Vangelo a contatto con la vita, affinché esplichi tutta la sua potenza salvifica. La comunicazione del Vangelo che avviene nei luoghi comuni della vita di ogni giorno può raggiungere tutti e arrivare dove le persone oggi vivono, con un linguaggio che solo i laici possono utilizzare: una “grammatica umana” che svela l’uomo all’uomo e, mostrando l’uomo, parla di Dio. Ciò che parla di Vangelo nei luoghi ordinari è soprattutto il prendere sul serio la vita; è la propria umanità, la capacità di attenzione agli altri; è la parola che ha la pazienza dell’ascolto e del dialogo: quello sulla vita, che può approdare al dialogo della fede se la vita sa interpellare, provocare, far pensare.
Parlare della vita da laici
La sfida della missione è quella di parlare della vita da cristiani; saper parlare di amore, di famiglia, di dolore, di lavoro, di morte, di affari, di denaro… con il linguaggio comune, ponendo la fede in maniera forte e nuova in dialogo con l’esistenza di oggi. Ci è chiesto di trovare nel nostro cuore di persone credenti le parole di un nuovo annuncio, come ci chiedono i nostri vescovi .
Formazione e missione
Una coscienza missionaria legata alla vita di ogni giorno ha bisogno di grande cura sul piano formativo: tanti cristiani sono ancora convinti che gli impegni della vita cristiana si giocano nelle “cose di Chiesa”, oppure che la fede serve a rispondere ai bisogni personali, senza porsi in rapporto con la vita degli altri e con le loro domande. Occorre dunque la formazione ad una vita cristiana missionaria nel mondo attraverso le parole della vita.
5. Dedicati alla propria Chiesa
Una dedizione stabile alla Chiesa
Il carisma dell’AC è quello di laici dedicati , in modo stabile e organico alla missione della Chiesa nella sua globalità. Dedicati: è un termine intenso, che dice legame spirituale e insieme affettivo; dice impegno concreto; dice di un servizio che nasce dall’amore e si alimenta di corresponsabilità, con cuore di figli. L’ essere dedicati indica una scelta della vita, non episodica ma permanente, un’attenzione rivolta a tutta la comunità, e capace di assumere impegni concreti in risposta alle esigenze del luogo e del tempo. In Azione Cattolica si vive per e nella Chiesa, facendo della vita di essa l’oggetto della propria dedizione.
In comunione con il Vescovo
La Chiesa cui l’AC si dedica è in primo luogo quella diocesana, alla cui crescita offre, con la propria soggettività, il contributo originale della vita associativa e dei propri percorsi formativi, oltre che la disponibilità delle singole persone. Nella diocesi, l’Azione Cattolica vive in comunione con il ministero del vescovo ,disponibile a contribuire ad elaborare le scelte pastorali della comunità e a curarne l’attuazione, in spirito di unità con tutti.
In parrocchia, Chiesa del quotidiano
Il legame con la Chiesa diocesana vive giorno per giorno nella parrocchia ; in essa l’AC sperimenta la concretezza di una Chiesa da amare ogni giorno nella sua realtà positiva e nei suoi difetti; da accogliere e sostenere; da sospingere al largo e da servire con umiltà. Ma oggi non si può scegliere la parrocchia se non attraverso un lavoro formativo che sostenga il cammino della quotidianità, che insegni un amore oblativo e capace di sacrificio, che sappia attraversare le situazioni di conflitto con chiarezza e con amore, che faccia praticare i percorsi della comunione con le persone con cui abbiamo familiarità quotidiana, che insegni una pazienza che non spegne gli slanci e una fedeltà che non scade nella mediocrità, che insegni a osare prospettive nuove assunte per fedeltà e rifiuti ogni ripiegamento, ogni rassegnazione. La formazione dell’AC insegna i percorsi esigenti della dedizione che non fa notizia e dell’amore nascosto che si spende senza riserve. Vissuto nella parrocchia, questo amore creativo e forte diventa lo stile di ogni giorno e di ogni ambiente.
6. In associazione, cioè insieme
Il valore di una scelta associativa
Il carisma dell’AC è comunitario: non si vive isolatamente, ma insieme, in una testimonianza corale ed organica; per noi prende la forma dell’associazione. L’esperienza associativa costituisce una scuola di grande valore; essa richiede attenzioni e cura perché non scada in puro fatto organizzativo, ma conservi la carica umana e spirituale di incontro tra le persone, in una familiarità che tende alla comunione e in un coinvolgimento che tende alla corresponsabilità. La scelta democratica esprime questi orientamenti per costruire un’esperienza che nasca dal contributo di tutti e si avvalga della partecipazione di ciascun aderente.
AC, tirocinio di comunione
L’essere associazione impegna a camminare nell’unità e a fare famiglia: per la Chiesa, segno di comunione e di amore; per ogni persona, tirocinio di socialità, con la sua esigenza di concorrere a realizzare obiettivi comuni e con la disciplina che essa esige perché si possa camminare insieme, tenendo conto delle esigenze e del passo degli altri. Ma anche tirocinio di vita ecclesiale, che chiede la tensione all’unità, all’integrazione, alla testimonianza di quella comunione che è dono e impegno e che esige di tramutarsi in percorsi che realizzano una fraternità senza confini.
L’identità si fa esperienza
Il vivere insieme contribuisce ad elaborare in modo concreto il profilo spirituale ed ecclesiale del laico di AC e a far emergere la fisionomia definita della nostra esperienza associativa e formativa. Quell’identità associativa che è impossibile definire a partire dalle cose da fare, e che è difficile da descrivere in maniera astratta, emerge dall’esperienza. Essa è frutto del vivere aperto e creativo di un gruppo di persone che, avendo assunto insieme il carisma dell’AC, hanno scelto la comunicazione, lo scambio, il dialogo. Questo non solo arricchisce le singole persone, ma consente di elaborare una cultura associativa: atteggiamenti comuni di fronte alla realtà, sensibilità condivise, accenti che ritornano con insistenza nei pensieri e nello stile delle persone di AC.
7. Il primato dalla persona
Un cammino di libertà e di responsabilità
Fa parte della tradizione più viva dell’Azione Cattolica il senso vivo della persona, espresso attraverso vigorosi cammini formativi e la presenza forte di educatori, laici e sacerdoti.
Non è sempre facile conservare attenzione alla persona; talvolta ci si illude di essere più efficaci privilegiando le attività di gruppo o l’organizzazione. Senza rischiare di mettere in contrapposizione elementi che devono restare uniti, crediamo che oggi, nella formazione, sia necessario accentuare l’attenzione alla singolarità del cammino di ogni persona. Il progetto formativo richiama di continuo l’esigenza che si compiano delle scelte per una fede personale e viva: tutta la vita dell’AC conciliare ruota attorno a delle scelte. Quelle che la qualificano – scelta religiosa, scelta democratica, scelta associativa – sono innanzitutto scelte, cioè appelli alla libertà e alla decisione: dell’associazione, e ancor prima delle persone.
L’autoformazione
L’autoformazione costituisce l’esperienza più esplicita di questa sintesi formativa, espressione del valore riconosciuto alla coscienza e alla responsabilità personale. Del resto, solo in questo modo oggi è possibile essere cristiani: oggi, tempo in cui sono necessarie coscienze forti e libere in grado di decidersi per il Vangelo con radicalità, disposte a viverlo e a testimoniarlo anche nella solitudine.
La coscienza, luogo della sintesi
Ripartire dalla persona significa quindi accompagnare ciascuno – con le proposte, con gli strumenti, con l’impostazione di fondo – a vivere un cammino formativo personale che può attingere alla pluralità di itinerari che fanno ricco e articolato il cammino dell’Azione Cattolica, nella convinzione che la sintesi di tutto deve avvenire nella coscienza e che ciascuno deve essere aiutato a giungere ad essa.
La persona dell’educatore
Ripartire dalla persona significa anche ripartire dalle persone degli educatori: figure forti, donne e uomini ricchi di esperienza cristiana ed associativa, capaci di accompagnare con autorevolezza e con discrezione il cammino dei propri fratelli. Ripartire dalla persona significa sostenere gli educatori di oggi e preparare quelli di domani.