Un’AC con le lanterne accese. L’AC calatina nel cammino della Chiesa italiana e diocesana

Quali scenari aspettano l’Azione Cattolica nel prossimo triennio a livello nazionale e diocesano? Il lavoro che ci attende è “immane”, ma non abbiamo paura, né ci sentiamo smarriti, perché sappiamo che il Signore cammina al nostro fianco e guida i nostri passi!
Ci attende innanzitutto la sfida dell’educazione nel tempo della complessità! La pubblicazione del documento “Educare alla vita buona del Vangelo” ha fornito alla comunità ecclesiale italiana uno spunto prezioso di riflessione e di azione che avrà certamente le sue ricadute in campo sociale e culturale. Un richiamo per educatori, genitori, catechisti, figure di riferimento in generale, ad un’assunzione di responsabilità comunitaria e personale, il cui fine è quello di mettere “a disposizione” di tutti la buona notizia dell’amore paterno di Dio, testimoniando con gioia la bellezza del dono ricevuto. Ci è chiesto un investimento educativo capace di rinnovare gli itinerari di formazione delle nostre comunità, e conseguentemente delle nostre Associazioni, per renderli più adatti al tempo presente, più significativi per la vita delle persone, in particolare degli adulti, perché siano educatori e testimoni per le nuove generazioni. Al termine del documento tra le priorità indicate, infatti, per la progettazione pastorale del prossimo triennio viene indicata “ la formazione permanente degli adulti e delle famiglie” (n 55).
Il documento, inoltre, sottolinea la necessità di essere educatori “coinvolti”, premurosi, secondo il modello di Gesù che ha compassione della folla. Per accettare la scommessa dell’educazione è necessaria una vera e propria “passione per l’educazione” (cfr. n. 30). Il processo educativo, infatti, si afferma al n. 31, è fortemente legato alla sfera affettiva, per cui è rilevante la qualità del rapporto che l’educatore riesce a stabilire con ciascuno. La complessità dell’azione educativa, anzi, sollecita i cristiani ad adoperarsi in ogni modo per realizzare un’alleanza educativa tra tutti coloro che hanno responsabilità in questo delicato ambito della vita sociale ed ecclesiale.
Nel decennio che ci aspetta come Associazione siamo chiamati a continuare le scelte degli ambiti del Convegno ecclesiale di Verona, rilette e coniugate con un forte impegno volto a suscitare nuove prassi e nuove vocazioni educative. In quest’ottica gli Orientamenti indicano sinteticamente degli obiettivi: in primo luogo l’iniziazione cristiana. I bambini e i ragazzi destinatari dei percorsi di iniziazione cristiana non sono dei “contenitori vuoti” da riempire, ma soggetti che devono essere accompagnati all’incontro con Gesù a partire dalla propria esistenza; ad essi non deve essere consegnata un’idea di Dio, ma la possibilità di vivere una relazione personale di fiducia e di amicizia con Lui. Un secondo obiettivo indicato dagli Orientamenti riguarda la costruzione di percorsi di vita buona: ogni ambito del vissuto umano, infatti, è interpellato dalla sfida educativa (la vita affettiva, il Lavoro, la Fragilità, la Tradizione, la Cittadinanza).
Occorre allora operare una “conversione intelligente della formazione”: la passione educativa, infatti, non può rivolgersi solo a coloro che sono presenti nelle comunità, ma deve spingersi ad incontrare tutti, perché ogni uomo è un “cercatore di Dio”. Essere annunciatori del Risorto richiede non solo padronanza dei contenuti essenziali della fede, ma anche capacità empatiche, relazionali, culturali, educandosi ad uno stile di vicinanza che rende possibile l’apostolato del simile verso il simile. Se, da un lato, infatti, siamo in grado di articolare percorsi formativi per coloro che sono già nella comunità ecclesiale, dall’altro, restano ancora da elaborare itinerari che traducano un nuovo slancio missionario. C’è la necessità di “pensare” a nuove figure educative, nuove vocazioni educative disponibili a spendersi su fronti nuovi. Si tratta di ascoltare, accogliere, suscitare domande, accompagnare nella ricerca, individuare insieme le possibili risposte, far comprendere il senso vocazionale della vita e di coltivarlo.
Si tratta di essere testimoni credibili e propositivi, persone che non si mettono al di sopra degli altri come insegnanti, ma che camminano al loro fianco,come accompagnatori autorevoli e allo stesso tempo umili. In questo contesto si colloca l’attenzione che gli Orientamenti dedicano alla formazione teologica, agli Istituti di Scienze Religiose, alle Facoltà teologiche, ai seminari, alle scuole di formazione: al loro interno devono maturare competenze e vocazioni di educatori autentici, realmente attenti alle persone e allo stesso tempo capaci di suscitare delle domande e di rispondere adeguatamente ad esse.
Merita, infine, un particolare riguardo l’educazione a un’autentica laicità, come sforzo perenne di coniugare fede e vita. Una laicità che si deve esprimere nella Chiesa, come piena corresponsabilità e collaborazione con i pastori e in un intenso amore per il mondo. L’esperienza dell’AC mette a disposizione cammini organici e integrati legati alle diverse età (bambini, ragazzi, giovanissimi, giovani, adulti) e a specifiche esperienze di vita (studenti e lavoratori), servendo la famiglia attraverso una rete di impegni alimentati dal dialogo intergenerazionale garantito dall’unitarietà dell’associazione, dall’attenzione costante ai genitori, alla vita delle coppie di sposi e dei fidanzati. Nello stesso tempo l’Azione Cattolica rappresenta un luogo fondamentale di educazione al bene comune e all’impegno per la vita della città.
Benedetto XVI all’Assemblea dei vescovi italiani del maggio 2010 ha detto: “Torniamo, dunque, a proporre ai giovani la misura alta e trascendente della vita, intesa come vocazione: chiamati alla vita consacrata, al sacerdozio, al matrimonio, sappiamo rispondere con generosità all’appello del Signore […] La formazione delle nuove generazioni non può, infatti, che stare a cuore a tutti gli uomini di buona volontà”. Occorre, quindi, maturare la capacità di saper guardare “oltre” se stessi e il proprio contesto immediato (personale, di gruppo, parrocchiale, associativo, cittadino…), in un equilibrio costante tra il pensare globalmente e l’agire localmente.
Come Associazione diocesana, infine, l’Azione Cattolica si inserirà pienamente nel cammino ordinario che la Diocesi di Caltagirone nella sua interezza vive e in quello straordinario che si appresta a fare nei prossimi anni: l’istituzione di una Scuola teologica di base permanente per laici, operatori pastorali e ministeri istituiti; la prima visita pastorale di S. E. Mons. Peri, la preparazione al Terzo Sinodo diocesano, il cammino verso il Secondo Centenario della fondazione della Diocesi.
L’Azione Cattolica che sogniamo è un’Associazione che cammina “con le lanterne accese”, che non è estranea a quanto accade intorno a sé, ma che è collocata dentro la trama della nostra storia e del nostro tempo, e tuttavia che sa vivere questa quotidianità con senso critico: dentro, eppure un po’ fuori; vicino, ma con il distacco della libertà del cuore. Un’AC vigile, interprete creativa e propositiva della complessità della vita odierna, che sa amare con gioia e generosità, nonostante le difficoltà personali delle persone che la compongono. Un’AC che è consapevole che nessuna notte è così lunga da impedire al sole di risorgere!

Margherita Marchese
Presidente diocesana