L’Azione Cattolica Italiana dalla fondazione al 140° (1868-2008).
1. IL PERIODO DELL’OPERA DEI CONGRESSI (1868-1904)
1868
Il 2 maggio Pio IX approva lo Statuto della Società della Gioventù Cattolica Italiana.Ne sono promotori due personalità: Giovanni Acquaderni e Mario Fani-Ciotti. Il motto: Preghiera, Azione, Sacrificio. Queste tre parole figurano nell’appello per la fondazione della Società della GCI lanciato a Bologna il 29 giugno 1867 (non a caso solennità di S. Pietro!). Ne fu autore il P. Luigi Pincelli della Compagnia di Gesù.
1874
Il primo presidente della SGCI il Conte Giovanni Acquaderni organizza a Venezia il primo congresso nazionale dei cattolici italiani. La parola d’ordine del congresso fu: con la Chiesa e col Papa!
“Noi siamo qui riuniti, o signori, per servire la Chiesa; potremo con essa essere esposti a uragani e tempeste, ma non ci lasceremo abbattere, raddoppieremo anzi i nostri sforzi” (Duca Scipione Salviati, presidente dell’assise veneziana). Dal congresso nasce la Lega per la Libertà dell’Insegnamento Religioso in Italia detta Lega O’Connell,in memoria di un uomo politico irlandese campione della libertà nel suo paese.
1875
Fondazione dell’Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici.
Quest’organizzazione era diretta da un Comitato generale permanente il quale coordinava l’attività dei già costituiti Comitati regionali, diocesani e parrocchiali.
1878
Il 20 febbraio viene eletto il nuovo pontefice Leone XIII.
1880
Leone XIII dimostra la sua predilezione verso l’Opera dei Congressi e precisa in un suo discorso che il suo presidente il duca Scipione Salviati va considerato “il capo di tutto il movimento cattolico degli italiani”. La Lega O’Connell confluisce nell’Opera mentre la Società resiste, pur adattandosi a qualche compromesso. La formula è “collaborazione sì, subordinazione no”.
1884
Sorge a Pavia il primo circolo Universitario Cattolico.
1891
L’Opera dei Congressi si divide in cinque Sezioni: 1. Organizzazione e azione cattolica; 2. Carità ed economia cattolica (nel 1902 col nome di Azione popolare cristiana e democratico-cristiana); 3. Istruzione e educazione; 4. Stampa; 5. Arte cristiana.
Il 15 maggio Leone XIII pubblica la Rerum Novarum. Nasce l‘Unione Cattolica per gli studi sociali animata dal prof. Giuseppe Toniolo.
1892
Si costituisce a Napoli la Federazione Universitaria Cattolica Italiana.
1896
Si comincia a discutere pubblicamente intorno alla democrazia cristiana. Primi contrasti tra i dirigenti dell’Opera dei Congressi (avversi alla nuova denominazione) e i seguaci dell’insegnamento del prof. Toniolo. Tra essi si distingue il giovane sacerdote don Romolo Murri tra i fondatori della FUCI.
1896
La FUCI aderisce all’Opera dei Congressi, entrando così nei ranghi dell’Azione Cattolica.
1898
Il Governo Pelloux sopprime con un decreto le opere cattoliche con la motivazione che sono “sodalizi sovversivi dello stato”. Il 5 agosto Leone XIII protesta contro l’arbitrio del governo italiano con l’enciclica Spesse volte. In settembre viene revocato lo stato d’assedio.
1901
Nell’enciclica Graves de communi re Leone XIII autorizza la denominazione di democrazia cristiana scartando quella di socialismo cristiano e togliendo ogni equivoco sul termine (allora usato in senso anticristiano): “Non sia lecito di dare un senso politico alla democrazia cristiana… [Essa] non deve significare se non una benefica azione cristiana a favore del popolo”. Inoltre il Papa ribadisce la necessità di un indirizzo unitario dell’azione sociale dei cattolici, sotto la guida dell’Opera dei Congressi.
1902
Leone XIII concede la riforma delle costituzioni dell’Opera dei Congressi auspicata dai giovani democratici cristiani, rendendo elettiva la nomina della presidenza. Toniolo tenta di sanare le tendenze separatiste tra vecchi e giovani e di salvare la compagine unitaria dell’organizzazione. Viene rieletto il Conte Paganuzzi, fortemente avversato dai giovani, ma questi rassegna le sue dimissioni nelle mani del Pontefice, che lo sostituisce col Conte Grosoli. Si spera in una pacificazione.
1903
Il 20 luglio muore Leone XIII. Il 4 agosto sale al soglio di Pietro il Card. Sarto col nome di Pio X.
Si tiene a Bologna un burrascoso Congresso nazionale. La libertà di parola e il diritto di voto concesso a tutti i congressisti permette al fortissimo gruppo dei giovani di riportare un notevole successo. Pio X col motu proprio del 22 dicembre tenta di richiamare le indicazioni del suo predecessore.
1904
L’Osservatore Romano sconfessa una circolare-programma diramata dal conte Grosoli alle associazioni dipendenti. Grosoli si dimette.
Il 30 luglio in una lettera ai vescovi d’Italia Pio X dichiara sciolto definitivamente il Comitato generale permanente dell’Opera dei Congressi. L’Azione Cattolica nelle singole diocesi viene messa sotto la direzione e responsabilità dei Vescovi.
1905
Murri e i giovani democratici cristiani fondano un movimento autonomo: la Lega democratica nazionale.
2. LA RIFORMA DI PIO X E L’UNIONE POPOLARE (1904-1922)
1905
L’11 giugno con l’enciclica Il fermo proposito Pio X delinea il nuovo assetto che dovrà assumere l’Azione Cattolica. Tre saggi (Toniolo, Medolago-Albani, Pericoli) sono chiamati a trasformare i circoli di Azione Cattolica sul modello del tedesco Zentrum .
1906
Il 24 marzo la Santa Sede approva i nuovi ordinamenti dell’Azione Cattolica, indicando che “ne siano esclusi tutti quegli elementi che volessero giovarsi della causa cattolica per fini secondi e per mire di partito”. L’Azione Cattolica risulta costituita da quattro organizzazioni nazionali:
1. l’Unione Popolare (Toniolo), col compito di curare la propaganda culturale e la formazione cristiana delle coscienze;
2. l’Unione Economico-sociale (Conte Medolago Albani), con la funzione della direzione del movimento economico-sociale;
3. l’Unione Elettorale Cattolica (Avv. Filippo Tolli, poi il Conte Ottorino Gentiloni), per la direzione del movimento elettorale nei singoli centri;
4. la Società della Gioventù Cattolica Italiana la quale mantenne il suo nome glorioso con le sue integre funzioni.
1906
Pio X condanna la Lega, vietando ai sacerdoti di iscriversi ad essa.
1907
L’enciclica Pascendi condanna il modernismo. Murri è sospeso a divinis.
1908
Il 29 gennaio le presidenze delle quattro organizzazioni deliberano di costituire la Direzione generale dell’Azione Cattolica Italiana, la cui presidenza viene tenuta a turno dai quattro presidenti delle stesse. Nelle diocesi si costituiscono le Direzioni diocesane.
Pio X approva la nascita dell’Unione fra le Donne Cattoliche d’Italia.
1909
Murri viene scomunicato.
1915
Il 10 dicembre Benedetto XV, per ovviare alla poca organicità degli ordinamenti precedenti e coordinare meglio il movimento cattolico, approva la riforma degli ordinamenti dell’AC.
“L’alto compito di imprimere all’ACI un indirizzo programmatico, e di volgere ad unità di pensiero e concordia di propositi i cattolici e le loro organizzazioni” viene affidato alla Giunta Direttiva dell’Azione Cattolica, eletta dal Consiglio direttivo dell’Unione Popolare e presieduta dallo stesso Presidente dell’U.P., in cui entrano a far parte di diritto i presidenti delle altre quattro organizzazioni nazionali. Viene a cessare la turnazione delle presidenze e l’Unione Popolare diviene organizzazione madre. Presidente della Giunta è il Conte Giuseppe Dalla Torre, segretario Don Luigi Sturzo.
Analogamente si costituiscono le Giunte diocesane e i gruppi parrocchiali. Il foglio dell’associazione è l‘Allarme.
1918
Nasce la Gioventù Femminile Cattolica Italiana.
1919
Il 18 gennaio Don Luigi Sturzo lancia l’appello “a tutti gli uomini liberi e forti”. Nasce il Partito popolare Italiano. Verso la fine di gennaio l’Unione Elettorale Cattolica rassegna le sue dimissioni. La Settimana Sociale, organo della Giunta Direttiva ne dà conto ribadendo che la missione dell’AC è “essenzialmente rivolta alla preparazione delle coscienze per l’opera di restaurazione della società, all’infuori e al di sopra dell’azione strettamente politica, che è lasciata alla libera iniziativa dei cittadini cattolici”. Don Luigi Sturzo rassegna le sue dimissioni da segretario della Giunta, assumendo quelle di segretario del PPI.
Il 25 settembre in una lettera del Card. Segretario di Stato al Presidente dell’Unione Popolare si dichiara esaurito il compito dell’Unione Economico-Sociale e si annuncia la costituzione di tre Confederazioni nazionali: la Confederazione Italiana dei Lavoratori, la Confederazione Cooperativa, la Confederazione della Mutualità e Previdenza.
I due rami dell’Azione Cattolica femminile si coordinano formando l’Unione Femminile Cattolica Italiana, con una sola Presidenza generale, pur mantenendo ciascun ramo la propria fisionomia e funzione specifica.
3. PIO XI E LA RIFONDAZIONE DELL’AZIONE CATTOLICA (1922-1931)
1922
Muore Benedetto XV. Muore Giovanni Acquaderni. Al soglio pontificio ascende Pio XI “il papa dell’Azione Cattolica” da lui definita la “pupilla dei miei occhi” e considerata “cosa sacra” A Pio XI si deve la classica definizione dell’AC come “la partecipazione del laicato all’apostolato gerarchico della Chiesa”. Cfr. il Discorso agli Assistenti Diocesani della Gioventù Femminile dell’ACI (23 settembre 1938): “Noi non facciamo separazione tra Azione Cattolica e vita della Chiesa… L’Azione Cattolica si identifica in certo modo con la Chiesa, e perciò ne condivide il destino (oltre le angustie, le pene e le persecuzioni) secondo quelle divine parole, che non debbono ispirarci vanità ma solo gratitudine: portae inferi non praevalebunt”.
Il 23 dicembre esce l’enciclica Ubi arcano Dei in cui Pio XI enuncia il motto del suo pontificato Pax Christi in Regno Christi. In essa il papa dichiara che quando i laici di AC “uniti ai loro sacerdoti e ai loro Vescovi, partecipano alle opere di apostolato e di redenzione individuale e sociale, allora più che mai essi sono il genus electum, il regale sacerdotium, la gens sancta, il popolo di Dio che San Pietro magnificava”.
Il 27 marzo nascono le Universitarie Cattoliche Italiane, come terza sezione dell’Unione Femminile Cattolica Italiana. Il 20 dicembre viene sciolta l’Unione Popolare, gli scopi di essa sono in parte assunti dalla Giunta Centrale in parte trasferiti alla costituenda Federazione Italiana Uomini Cattolici.
1923
Viene approvata la riforma Gentile della scuola che introduce l’insegnamento della religione. Nel mese di luglio Sturzo, su pressioni del Vaticano lascia la segreteria del PPI.
Il 2 ottobre Pio XI approva il nuovo Statuto dell’AC in cui si ha un più stretto collegamento di tutte le organizzazioni di AC e una più accentuata struttura unitaria e una più perfetta coordinazione e subordinazione alla Gerarchia ecclesiastica.
I nuovi organi coordinatori sono: la Giunta Centrale, le Giunte Diocesane e i Consigli Parrocchiali. Entrano a far parte della Giunta Centrale tutti i Presidenti delle organizzazioni nazionali di AC. Queste sono:
1. la Federazione Italiana Uomini Cattolici;
2. la Società della Gioventù Cattolica Italiana;
3. la Federazione Universitaria Cattolica Italiana;
4. l’Unione Femminile Cattolica Italiana.
Quest’ultima si suddivide in tre rami:
1. l’Unione fra le Donne Cattoliche;
2. la Gioventù Femminile Cattolica Italiana;
3. le Universitarie Cattoliche Italiane.
1924
Il 25 ottobre Sturzo è costretto a lasciare l’Italia e ripara esule in Inghilterra. Tornerà in Italia solo nel 1946.
1926
Il 3 aprile la Legge sulla disciplina giuridica dei rapporti collettivi del lavoro riconosce un unico Sindacato per categoria. Cessa di esistere la C.I.L.
A novembre vengono sciolti tutti i partiti politici ad eccezione del Partito fascista.
1927
Il 25 gennaio cessa formalmente di esistere il PPI.
1929
Nell’art. 43 del Concordato “Lo Stato riconosce le organizzazioni dipendenti dall’ACI, in quanto esse, siccome la Santa Sede ha disposto, svolgano le loro attività al di fuori di ogni partito politico, e sotto l’immediata dipendenza della Gerarchia della Chiesa, per la diffusione e l’attuazione dei principi cattolici”.
L’enciclica Divini Illius Magistri, promulgata il 31 dicembre, enuncia i cardini dell’educazione cristiana della gioventù, condannando peraltro la coeducazione e l’educazione sessuale come frutti del naturalisno pedagogico.
4. L’AC SOTTO IL FASCIMO: L’AGGIORNAMENTO DEL 1931 E IL NUOVO STATUTO DEL 1940 (1931-1945)
1930
Il 16 luglio la Giunta Centrale delibera di istituire l’Assemblea Generale dell’ACI.
1931
Nel maggio viene convocata la prima volta l’Assemblea Generale ACI. Il 30 maggio un decreto ordina lo scioglimento immediato di tutte le associazioni giovanili non legate al fascismo. In pratica tutte le associazioni giovanili dell’AC sono fuori legge. Il 29 giugno il papa protesta con il messaggio Non abbiamo bisogno.
Si giunge infine ad un compromesso con “gli accordi del 2 settembre”. Questi vengono pubblicati il 3 settembre sull’Osservatore Romano e prevedono che: 1. L’AC è essenzialmente diocesana e dipende direttamente dai Vescovi i quali ne scelgono i dirigenti ecclesiastici e laici. 2. Non possono essere scelti fra i dirigenti coloro che appartennero a partiti avversi al regime. 3. L’AC non si occupa affatto di politica e non si propone compiti di ordine sindacale. 4. I circoli giovanili si chiameranno Associazioni Giovanili di AC. L’antica Società della Gioventù Cattolica cambia quindi denominazione diventando Gioventù Italiana di AC (Giac).
Il 30 dicembre l’Autorità ecclesiastica dà la sua approvazione allo Statuto dell’ACI aggiornato secondo le ultime disposizioni (molto semplificato rispetto al precedente).
1934
Il 18 novembre Luigi Gedda diviene presidente della Giac, dando vigoroso impulso alla sua riorganizzazione. Gedda lancia l’Ave. Il settimanale Il Vittorioso ne diviene il fiore all’occhiello.
1940
Il nuovo papa Pio XII nomina una commissione cardinalizia di tre membri (Pietro Boetto, presule di Genova, Luigi Lavitrano, arcivescovo di Palermo e Adeodato Piazza, patriarca di Venezia) coadiuvati da un Segretario Mons. Evasio Colli, Assistente generale del’AC perché studino un progetto di riforma dell’ACI. Ai laici non viene chiesto nessun parere, né consultivo, né deliberativo. Nascono dei malumori: Mons. Luigi Civardi, direttore della testata L’assistente ecclesiastico si fa promotore di un controprogetto in cui il ruolo dei laici risulti meno mortificato. Mons. Cavagna, assistente della gioventù Femminile, si rivolge a mons. Colli evidenziando che “ridurre a semplici segretari quasi trecento presidenti di Giunta equivale a un licenziamento”. Anche molti vescovi esprimono dubbi. Ma il progetto va avanti.
Il nuovo Statuto entra in vigore il 4 giugno a poche ore dalla dichiarazione di guerra. Per la prima volta tutte le cariche direttive vengono affidate a membri del clero, mentre ai laici si riservano compiti consultivi e complementari. Le Giunte ai vari livelli si trasformano in Uffici. Gli Uffici diocesani fanno parte della Curia vescovile. Si tratta di una misura protettiva strettamente legata alle circostanze e volta a preservare l’AC da attacchi del fascismo.
1943
Dal 18 al 24 luglio promossa dal Movimento Laureati di AC si tiene a Camaldoli, presso Arezzo una settimana di studio e ricerca “per contribuire al progressivo discernimento e sviluppo della dottrina sociale cattolica”. le conclusioni, note come il Codice di Camaldoli gettano le basi del futuro impegno dei cattolici per la ricostruzione politica e sociale dell’Italia del dopoguerra.
5. LO STATUTO DEL 1946 E LA STAGIONE DEL COLLATERALISMO (1946-1961)
1946
La ripresa della vita democratica impone una nuova revisione dello Statuto, per restituire ai laici la loro fondamentale funzione direttiva. L’11 ottobre dalla Santa Sede viene promulgato il nuovo testo normativo in cui la responsabilità direttiva è ormai in mano dei laici (anche se intesa in senso ausiliario ed esecutivo) mentre al clero si riserva la difesa dell’ortodossia. L’associazione ha una sua struttura piramidale fortemente gerarchizzata: la Giunta centrale sovrintende all’Unione Uomini, Unione Donne, Giac e Gf, nonché a tre associazioni specializzate di categoria (Fuci, Movimento Laureati, Movimento Maestri), e ad altri molteplici organismi collegati.
Presidente della Giunta Centrale è Vittorino Veronese, dell’Unione Uomini Luigi Gedda, dell’Unione Donne Maria Rioldi, della Giac Carlo Carretto, della Gf Carmela Rossi.
1948
L’8 febbraio Luigi Gedda promuove la costituzione dei Comitati Civici. In un batter d’occhio ne sorgono ventimila. Pio XII in un appello al popolo romano invita a vigilare e pregare perché “la grande ora della coscienza cristiana è suonata”. Appoggiati dall’ACI svolgono un ruolo determinante nella campagna elettorale che culmina col trionfo della DC il 18 aprile.
1952
Il 22 gennaio Gedda è nominato presidente dell’intera Azione Cattolica.
Il 18 ottobre L’Osservatore Romano annuncia le dimissioni del prof. Carlo Carretto da presidente della Giac. La rottura con Gedda avviene per le discussioni nate in merito alla condotta da tenere nelle elezioni amministrative di Roma (la cosiddetta “operazione Sturzo”). Dà man forte a Carretto il vice assistente della Giac Don Arturo Paoli. Viene nominato alla presidenza della Giac Mario Rossi.
1954
Il 27 gennaio Rossi, incline ad un’interpretazione religiosa dell’apostolato di laici di AC presenta le dimissioni che il prosegretario di Stato Montini congela. Don Paoli viene allontanato da ogni incarico e spedito a fare il cappellano sulle navi che fanno rotta per l’America Latina, dove abbraccia la vita missionaria. Rossi viene convocato dalla Commissione Episcopale per l’ACI e accusato di fare eccessivo uso di parole come giustizia e libertà. Il 18 aprile la stampa annuncia le dimissioni di Rossi. La base della Giac è in subbuglio. Intere presidenze diocesane si dimettono.
1955
Nell’Assemblea generale Gedda annuncia con soddisfazione che gli iscritti all’ACI sono quasi tre milioni. E’ il periodo di massima espansione dell’AC.
1959
Il 29 giugno scade il mandato di Luigi Gedda. Papa Roncalli ringrazia personalmente il professore piemontese, ma preferisce dargli un successore con Agostino Maltarello.
1961
Il 10 dicembre, in occasione dell’Assemblea Generale ACI, Giovanni XXIII sostiene che l’efficacia esterna dell’apostolato di AC “sta nella formazione interiore dei membri, nel grado di grazia e di unione con Dio, raggiunto nella vita di esse dal punto di vista spirituale”. È l’annuncio della scelta religiosa.
6. LO STATUTO DEL 1969. LA SCELTA RELIGIOSA, LA SCELTA UNITARIA, LA SCELTA DEMOCRATICA
1961-1965
Viene celebrato il Concilio Ecumenico Vaticano II
1964
Il 6 giugno Papa Montini nomina il prof. Vittorio Bachelet presidente generale dell’ACI. L’assistente centrale è Mons. Franco Costa.
1965
Il 18 novembre viene promulgato il decreto Apostolicam actuositatem. E’ la magna charta dell’apostolato dei laici.
1969
Il 1 novembre, dopo anni di studi e consultazioni, entra in vigore il nuovo Statuto dell’ACI. In esso vengono sancite le tre scelte fondamentali della nuova AC: la scelta religiosa, la scelta unitaria, la scelta democratica. Tuttavia, pur sottolineando le innovazioni rispetto al passato, occorre ribadire che, come si è visto, le tre scelte non costituiscono una novità assoluta, ma sono in continuità con tutta la storia dell’AC
1. La scelta religiosa è sancita dall’art. 2 dello Statuto. Verrà successivamente definita scelta pastorale, scelta profetica, scelta dell’essenziale.
Una scelta che al convegno di Palermo è assunta da tutta la Chiesa italiana: cfr. la prolusione del Card. Ruini alla sessione autunnale del Consiglio permanente della CEI, Roma, 25 settembre 1995: la problematica dei rapporti tra Chiesa e società e delle implicanze sociali della fede, che è stata argomento centrale dei due precedenti convegni ecclesiali di Roma e Loreto, – per il cardinale presidente – pur rimanendo “ineludibile e assai importante”, “appare sempre più chiaramente come seconda rispetto all’emergere della questione più radicale della fede stessa, ossia dell’incontro con Dio, dell’accoglienza o non accoglienza di Lui che si rivela e comunica a noi in Gesù Cristo, e quindi della capacità di annunciarlo e testimoniarlo alla nostra gente, nel contesto culturale e sociale in cui viviamo”.
2. La scelta unitaria: si accetta il valore positivo della coeducazione e si accentua l’assetto unitario con un solo presidente a livello nazionale, diocesano e parrocchiale, di nomina vescovile (missio canonica e mandato esplicito) rappresentante unico dell’associazione e responsabile in via esecutiva dell’attività ordinaria (artt. 22 e 50 del Regolamento). Solo la denominazione scelta per i responsabili dei Settori (vice presidenti) attesta la precedente struttura quadripartita. Viene peraltro mantenuta la struttura policentrica (diocesana e nazionale, con un collegamento regionale).
3. La scelta democratica: una struttura non più verticistica (si parte dall’Associazione diocesana!).L’autonomia dei laici nella scelta dei propri responsabili viene allargata anche alla massime cariche direttive. Ad essi vengono riconosciute responsabilità non più meramente esecutive, ma anche di elaborazione dell’azione pastorale della Chiesa (art. 3 dello Statuto). Ne consegue che i Consigli di AC non sono organi consultivi, ma, per la parte loro propria, deliberativi.
7. LO STATUTO AGGIORNATO DEL 2003: LE PRIORITÀ DI UN’AC MISSIONARIA E RADICATA.
1978-2005
Il pontificato di Giovanni Paolo II accoglie la sfida della nuova evangelizzazione e traghetta la Chiesa nel nuovo millennio.
1989
Cade il muro di Berlino, sancendo la fine definitiva della guerra fredda e la fine dei regimi comunisti. Si aprono nuovi scenari di politica estera e interna in un mondo sempre più globalizzato e post-ideologico.
Il rischio per le religioni è di surrogare le ideologie cadute: dopo la guerra ideologica, si torna alla guerra di religione (terrorismo islamico)?
Anni ’90
In Italia si chiude la stagione della presenza unitaria dei cattolici in politica. La Chiesa italiana lancia il Progetto culturale orientato in senso cristiano. In tale contesto va ripensata la scelta religiosa dell’AC.
2003
L’Assemblea straordinaria dell’AC approva il 12-14 settembre lo Statuto aggiornato.
2004
Il Consiglio nazionale dell’AC approva nella seduta del 13-14 marzo il Regolamento di attuazione. Le Assemblee diocesane elaborano e approvano gli Atti normativi.
Statuto nuovo o aggiornato?
Lo Statuto approvato dall’Assemblea straordinaria non può essere definito in tutto un nuovo Statuto. Esso, infatti, si colloca nel solco della tradizione spirituale e apostolica dell’AC (i primi 10 artt. sono rimasti immutati) e manifesta la fedeltà all’anima conciliare della nostra esperienza attuale, soprattutto la fedeltà a quella scelta religiosa che ha costituito il cuore della vita dell’AC dal 1969 ad oggi.
1. La scelta religiosa.
La scelta religiosa ci ricorda la non ovvietà della fede e la conseguente necessità di ri-sceglierla come cuore pulsante della nostra vita. La nostra scelta si specifica in quanto religiosa, ossia scelta della condivisione diretta della missione della Chiesa in questi 35 anni si è concretamente espressa soprattutto attraverso la condivisione del compito pastorale delle nostre comunità (Lettera dei Vescovi all’AC del 1976). Oggi, la fedeltà alla scelta religiosa chiede di esprimerci in una nuova capacità di apertura, di servizio alla missione della Chiesa.
In particolare essa è:
-
la coscienza di una fede mai scontata;
-
la scelta di una fede che conosce la gioia di comunicarsi, di raccontarsi, che non sopporta di esaurirsi nel chiuso di cenacoli, dai quali ciò che resta esclusa è la vita;
-
l’impegno di una fede che sa mostrarsi come talento che può rendere più ricca, più aperta, più umana e solidale la società in cui viviamo, che sappia coniugare santità e secolarità in una sintesi inscindibile. Quest’ultimo aspetto più di altri giustifica l’aggiornamento dello Statuto.
2. L’accentuazione della diocesanità.
È un altro degli aggiornamenti dello Statuto del 2003. È assumere con più matura consapevolezza una delle scelte dello Statuto del 1969: l’associazione diocesana non è una sorta di ramificazione organizzativa, ma risponde alla logica dell’Incarnazione. Diocesi=Chiesa in mezzo alle case degli uomini, risposta a un vangelo ascoltato nella propria lingua in un certo spazio umano. L’accentuazione della diocesanità è un’espressione di laicità, il sentirsi responsabili di quella porzione di mondo che dobbiamo ordinare secondo il vangelo.
L’atto normativo diocesano: leggerezza e flessibilità. L’accentuazione della diocesanità si manifesta in una maggiore flessibilità organizzativa. Lo Statuto aggiornato compie alcune scelte che possiamo comprendere nella categoria della leggerezza (43 artt. dello Statuto 1969 vs 40 artt. dello Statuto 2003, ma soprattutto 81 artt. Regolamento 1979 vs 36 artt. Regolamento 2004) e della flessibilità (l’Atto normativo diocesano).
3. L’unitarietà.
Si accentua l’unitarietà associativa: la responsabilità dell’associazione e delle sue articolazioni interne è in solidum (cfr. Statuto, 19, 2; Regolamento 20, 5). Non è possibile, nell’attuale contesto culturale, proporre un’associazione che vive le differenze d’età a compartimenti stagni. L’AC fa crescere persone capaci di guardare all’insieme prima che alle parti, di collaborare con chi è portatore di un’esperienza diversa, di non ripiegarsi su sé stesse e sulla propria condizione esistenziale.
2008
Il 140° dell’AC: un’associazione che sa coniugare assieme la fedeltà alla propria storia (essere radicati) e lo sguardo proiettato in avanti (essere missionari). Duc in altum! (Giovanni Paolo II).
Le tre priorità dell’AC del terzo millennio, missionaria e radicata: discernimento critico, universalità, servizio.
Un’AC missionaria conosce quello che le accade attorno e sa interpretarlo, senza farsi sommergere dal bombardamento informativo cui siamo sottoposti, ma andando alle radici dei problemi e offrendo chiavi di lettura e sorgenti di significato per l’esistenza.
Tutto questo richiede uno “sguardo contemplativo”, capace non solo di smascherare il mistero del male ma anche di riconoscere il mistero del Bene presente e operante nella storia umana.
Condividere la storia di un territorio significa esserne pienamente parte, senza guardarla dal di fuori o da sopra. E ci porta a compiere coraggiose scelte individuali ma anche a dare vita come associazione a segni concreti che parlino di accoglienza, compagnia, denuncia, giustizia…, di una vita alternativa, una vita salvata.
Un’AC missionaria è ben radicata nella comunità cristiana ma vi sta con lo sguardo rivolto alla città, ad ogni persona, al mondo intero, vincendo la tentazione al ripiegamento, la paura del nuovo e del diverso. Non ci radichiamo in un territorio e in una chiesa locale, perché essi si chiudano in se stessi, ma affinché si aprano alla dimensione universale. Non c’è contraddizione tra assumere una responsabilità locale e sviluppare un’attenzione globale.
Un’AC missionaria sa essere voce del territorio in cui vive e delle persone che lo abitano, voce delle attese e dei problemi – che sono anche i nostri -, ma anche delle speranze, delle conquiste, dei doni.
Un’AC missionaria non con lo spirito del crociato, ma con quello del cireneo, che non punta minacciosamente la croce contro qualcuno, o la esibisce sul petto in obbedienza ad una moda corrente, ma la porta responsabilmente sulle spalle, accompagnando il suo Signore al Calvario.
L’icona del cireneo è la proposta di un’autentica laicità. Laico non è difatti “chi non crede”, contrapposto a laicista (“chi non crede che chi crede abbia ragioni per credere”), secondo la definizione di Marcello Pera. Laicisti e clericali, in fondo, sono accomunati dalla pretesa superba di possedere la verità, per cui negano diritto di parola a chi non la pensa come loro.
Il vero laico è invece chi, credente o non, sa con umiltà di non possedere la verità, ma di essere da essa posseduto: «in interiore homine habitat veritas» (S. Agostino)! La verità habitat dentro l’uomo, nel senso forte di habet, possiede ed abita!
Il vero laico è un servitore ed ascoltatore della Verità, non un suo padrone o propagandista, per questo ama cercarla assieme a tutti gli uomini di buona volontà. È questa la missione dell’AC del terzo millennio.