Il Santo Padre Benedetto XVI torna frequentemente e con forza su quella che ha definito “emergenza educativa” ritenendola «una grande e ineludibile sfida» (Discorso di apertura Convegno Ecclesiale diocesi di Roma 9.6.08) per tutti gli uomini del nostro tempo e per i credenti in particolare. Il Papa propone così all’attenzione di ognuno un problema che tocca in profondità l’essere stesso dell’uomo rappresentando l’altra faccia di quella questione antropologica sulla quale oggi pure si riflette a partire anche dalle indicazioni del Convegno ecclesiale di Verona e dallo stesso suo Magistero. Tra gli aspetti decisivi di questa emergenza c’è sicuramente la crisi dei modelli educativi e, in modo particolare, il disorientamento e lo scoraggiamento degli educatori a tutti i livelli sempre più in difficoltà nello sforzo di «formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita» (Benedetto XVI, Lettera alla Diocesi di Roma, 21.1. 2008). Sottolinea a questo proposito il cardinale Bagnasco nella sua prolusione all’Assemblea generale della Cei (26. 5. 2008): «se educare non è mai stato facile, oggi lo è ancor meno perché non pochi educatori dubitano della possibilità stessa di educare, e dunque rinunciano in partenza al proprio compito». Proprio qui è un punto chiave di questa emergenza: «oggi è la comunità adulta ad aver perso l’autorevolezza della figura paterna e materna. Di qui l’esigenza che gli adulti ritrovino il coraggio delle proprie convinzioni e sappiano accreditarsi davanti ai giovani come compagni di viaggio avvicinabili e autorevoli» (Comunicato finale Assemblea generale Cei 10.6.2008) I tratti caratteristici dell’emergenza educativa oggi si riflettono anche nella vita della Chiesa. C’è un nesso stretto tra educazione, evangelizzazione, catechesi e primo annuncio. Afferma Benedetto XVI : «per noi Vescovi, per i nostri sacerdoti, per i catechisti e per l`intera comunità cristiana l`emergenza educativa assume un volto ben preciso: quello della trasmissione della fede alle nuove generazioni» (Discorso Assemblea generale Cei, 29.5.2008). Ciò significa riannodare i fili spesso spezzati del racconto della fede ai più giovani, un racconto di vita intensamente vissuta prima di tutto. Il Santo Padre ha chiesto anche all’Azione Cattolica di contribuire a far fronte a questa emergenza. Nel discorso che ha rivolto a tutta l’Ac radunata in Piazza San Pietro lo scorso 4 maggio ha detto: «In una Chiesa missionaria, posta dinanzi ad una emergenza educativa come quella che si riscontra oggi in Italia, voi che la amate e la servite sappiate essere annunciatori instancabili ed educatori preparati e generosi».
L’Azione Cattolica Italiana risponde a questo invito mettendo a disposizione la “sapienza educativa” che ha maturato nei suoi 140 anni di storia: una storia indelebilmente segnata da un impegno educativo, pensato e vissuto, a tutto campo. Di questa storia ha fatto tesoro il Progetto Formativo dell’Azione Cattolica “Perché sia formato Cristo in voi” che dedica ampio spazio proprio alla formazione dell’educatore, riconoscendo che «è innanzitutto un testimone: della fede che comunica, della Chiesa di cui è parte, dell’associazione cui aderisce» e che, inoltre, «ha scelto il servizio educativo non come un impegno fra i tanti, ma come un’esperienza che coinvolge in maniera forte la sua vita, come risposta ad una chiamata al servizio della crescita dei propri fratelli» (n. 7.1).
Proprio agli educatori l’Azione Cattolica, impegnata sempre nel suscitare nuove e solide vocazioni educative, continua a dedicare le sue energie migliori, ritenendo incomparabilmente significativa per la trasmissione della fede e per la coltivazione di un’umanità piena la forza della testimonianza umana e cristiana di ogni vero educatore, la fedeltà e la gratuità dello stare accanto alle persone, del camminare con loro, dell’accompagnarle nelle più importanti tappe e stagioni della vita.
FRANCO MIANO