Antonietta Meo nasce a Roma il 15 dicembre 1930, quasi di fronte alla basilica di Santa Croce i Gerusalemme. Le viene dato il nome di Antonietta; quello di Nennolina nasce in famiglia come vezzeggiativo. Il Battesimo le è amministrato dal parroco di Santa Croce in Gerusalemme il 28 dicembre, festa dei S.S. Innocenti.
La famiglia di Nennolina è una famiglia “normale” della Roma anni 30, tranquilla, serena, dove la frequenza della vita parrocchiale è intensa e si recita il rosario “insieme”. Il padre, Michele Meo, è impiegato presso la presidenza del Consiglio dei Ministri; la madre, Maria, si occupa della casa e dell’educazione di Margherita, la figlia più grande, e Nennolina, ma trova anche il tempo di partecipare attivamente alla vita parrocchiale e alle riunioni di Azione Cattolica. La famiglia vive in una bella casa e gode di un certo benessere, tanto da potersi permettere una ragazza alla pari, prima Ezia e poi Caterina, che diventerà la compagna di giochi di Nennolina e ricorderà di lei tanti piccoli episodi importanti nel processo di beatificazione aperto subito dopo la sua morte.
Antonietta è una bambina vivacissima, birichina, irrequieta, con un carattere forte, ma sempre serena e tranquilla. Sa imporsi alle compagne nel gioco con tanto garbo e disinvoltura. Anche dopo l’intervento con cui le viene amputata la gamba, vuole sempre fare tutto quello che fanno gli altri bambini, senza invidia e senza far pesare a nessuno la sua invalidità. Nennolina è una bambina che incanta, sia con il suo aspetto fisico e il suo candore infantile, sia con la sua maturità e capacità di riflessione.
Nell’ottobre 1933 è iscritta all’asilo delle suore di Monte Calvario, quindi passa all’asilo delle suore Zelatrici del Sacro Cuore. Frequenta la prima elementare dal 19 ottobre 1936 al 22 maggio 1937, quando comincia ad aggravarsi per il male che la porterà alla tomba. Quando è ancora all’asilo è iscritta dalla mamma alla sezione “Piccolissime” dell’A. C. e ne è felicissima.
Nennolina ha solo 5 anni e mezzo quando chiede alla mamma di confessarsi. Prega Gesù di farle trovare un buon confessore, perché vuole farsi santa. Si prepara con molto impegno, con un esame di coscienza accurato, con grande attesa e grande gioia; sa che il sacerdote rappresenta Gesù. Unico suo timore è quello di offendere Dio.
Nel gennaio del 1936 è iscritta tra le “Beniamine”, a Santa Croce in Gerusalemme; frequenta con assiduità le adunanze ed è un modello per tutti. Tratti caratteristici della sua personalità: il senso dell’obbedienza, il senso del dovere, il sorriso, la gioia, il senso dell’umorismo.
Il desiderio di ricevere Gesù risale a quando ha poco più di 4 anni. Più tardi nelle letterine dirà a Gesù che il suo cuore è piccolo ma ha tanta capacità di amare; ricevendolo nel suo cuore, potrà amarlo di più. La sua felicità più grande sarebbe di riceverlo dalla mani della Madonna. Va al suo primo incontro con Gesù, la notte di Natale del 1936, con sentimenti di eccezionale intensità spirituale:
– Adorazione, come riconoscimento della sua divinità.
– Ringraziamento, per il dono di se stesso.
– Offerta di doni all’Ospite Divino: le sue sofferenze.
– Richiesta di grazie, per il bene spirituale di tutti.
Le persone presenti alla cerimonia, avvenuta nella cappella delle suore Zelatrici, rimangono profondamente impressionate, perché la bambina è come trasfigurata, in adorazione estatica del suo Gesù, assorta e immobile. Così sarà ogni volta. Nennolina ha capito che il tempo dopo la comunione è il più prezioso che abbiamo in vita, perché Gesù è in noi personalmente e, se abbiamo fede in Lui, accoglierà ogni nostra domanda.
Nennolina è una bambina come tutte le altre; solo chi le è più vicino intuisce in lei qualcosa di straordinario, ma la straordinarietà si manifesta soprattutto nell’ultima fase della malattia. Se non avesse avuto dei doni particolari di grazia non avrebbe potuto mantenersi serena, senza lamentarsi mai, anzi aumentando spontaneamente le sue sofferenze per essere più vicina alle sofferenze di Gesù. Alla mamma dice: “Quando soffro, io penso subito a Gesù e allora non soffro più! Per non soffrire, è tanto semplice: invece di pensare ai tuoi dolori, pensa a quelli di Gesù, che ha tanto sofferto per noi e vedrai che non sentirai più nulla”.
Data la sua giovanissima età, Nennolina dà prova di una comprensione, di un amore della sofferenza redentrice inspiegabili senza riconoscere l’intervento di grazie straordinarie. Ha intuito che ognuno può e deve compiere in sé ciò che manca alle sofferenze di Cristo per la salvezza della anime. Vede la sofferenza in un modo suo personale, come una “ricompensa” a Gesù per tutte le sue sofferenze. Intuisce che le sue avrebbero potuto attenuare quelle di Lui che continua a soffrire non nel suo corpo fisico, ma nel suo corpo mistico, nei campi di guerra, nelle tante forme in cui gli uomini peccano e soffrono.
Dice alla madre: “Sai mamma? ho offerto la mia gambina a Gesù per la conversione dei poveri peccatori e perché siano benedetti i soldati che stanno in Africa”. Al padre: “Il dolore è come la stoffa: più è forte più ha valore”. Alla madre ancora: ” Quando si sente male, si sta zitti e si offre a Gesù per un peccatore” Gesù ha sofferto tanto per noi e non aveva peccato: era Dio. E vorremmo lamentarci noi, che siamo peccatori e sempre lo offendiamo?”. Al suo direttore spirituale: “Per un momentino solo, mi corico sulla ferita perché in quel momento posso offrire più dolore a Gesù”. A chiunque le domandava “Come stai?” rispondeva: “Sto bene!”. Non vuole che si preghi per la sua guarigione ma perché si faccia la volontà di Dio: “Voglio stare con Lui sulla croce perché Gli voglio tanto bene”.
Il desiderio ardente di ricevere la Cresima è espresso in 14 letterine indirizzate alla SS. Trinità, a Gesù, alla Madonna e allo Spirito Santo. Era preparatissima sui doni dello Spirito, tanto da mettere in difficoltà la maestra di catechismo. Il Sacramento le viene conferito il 19 maggio 1937. Verso la metà di giugno, infine, Nennolina, riceve l’Unzione degli infermi. Risponde serenamente a tutte le preghiere, recitando l’atto di dolore e porge le manine aperte al sacerdote perché le unga con l’olio santo. Muore il 3 luglio a soli sette anni.
Nennolina ha lasciato un diario e più di cento letterine rivolte a Gesù, Maria e Dio Padre che rivelano una vita di unione mistica davvero straordinaria. Ora si attende che la Santa Sede – al termine del complesso iter introdotto alcuni anni fa presso il Vicariato di Roma – si pronunci favorevolmente sulla santità di questa giovanissima serva di Dio elevandola alla gloria degli altari. Nennolina diventerebbe in questo modo la più giovane santa, non martire, della storia della Chiesa. E’ stata dichiarata “Venerabile” da Papa Benedetto XVI in data 17 dicembre 2007.