Orientamenti triennali 2011-2014

«Ecco ora il momento favorevole» (2Cor 6,2) – Santi nel quotidiano

Gli impegni dell’Assemblea

Vivere la fede, amare la vita è l’impegno che l’Azione Cattolica sceglie di assumere oggi con coraggio e forza, nella certezza che solo una fede autentica è capace di cambiare la vita, solo una fede vissuta pienamente può orientare scelte di bene per la Chiesa e per il Paese. È questo il momento favorevole! Crediamo, infatti, che questo tempo che ci viene donato è tempo buono e bello per poter ridire la nostra passione per l’uomo, per la sua storia. È tempo nuovo e rinnovato dall’incontro sempre vero e unico con il Signore Gesù che cambia le nostre vite ridonando senso e significato alla nostra quotidianità. È tempo propizio per poter testimoniare con gioia e raccontare insieme la buona notizia del Vangelo e per spendersi nel mondo a servizio del bene comune. Anche il Papa, nel messaggio inviato in occasione della XIV Assemblea,  ha sottolineato: «Siete ragazzi, giovani e adulti che si mettono a disposizione del Signore nella Chiesa con un impegno solenne, pubblico, in comunione con i Pastori, per dare buona testimonianza in ogni ambito della vita. La vostra presenza è capillare nelle parrocchie, nelle famiglie, nei quartieri, negli ambienti sociali: una presenza che vivete nella quotidianità e nell’aspirazione alla santità». Benedetto XVI, in particolare, ha additato l’esemplarità «di uomini e donne contenti della loro fede, che vogliono accompagnare le nuove generazioni con amore, con saggezza e con la preghiera, che intendono costruire con pazienza tessuti di vita comunitaria e affrontare i problemi più scottanti della vita quotidiana della famiglia: la difesa della vita, la sofferenza delle separazioni e dell’abbandono, la solidarietà nelle disgrazie, l’accoglienza dei poveri e dei senza patria».
In questo richiamo, individuiamo l’obiettivo fondante dell’Azione Cattolica Italiana, che è l’annuncio del Vangelo nell’oggi della storia, sostenendo la gioia di vivere di ogni persona. C’è, infatti, un bisogno di umanità, che è bisogno di Dio, dell’incontro con il Signore. L’apertura alla vita, in ogni sua dimensione, si radica in questa tensione. La ricerca del senso della vita fa da contrappunto alla permanenza di uno stato di indifferenza a tutti i livelli, che si manifesta nelle forme di precarietà che contraddistinguono molte delle scelte degli uomini e delle donne che abitano questo tempo.
Il Santo Padre ci chiede poi di «essere generosi, accoglienti e solidali». In continuità con le consegne, contemplazione, comunione e missione, che il Beato Giovanni Paolo II ha affidato all’Azione Cattolica a Loreto nel 2004 e che Benedetto XVI ha confermato nell’incontro di Roma del 2008, questi tre atteggiamenti, generosità, accoglienza e solidarietà, scandiscono il triennio e ci impegnano ad essere uomini e donne che sanno rispondere con generosità alla chiamata del Signore; che sanno accogliere con responsabilità il dono della Chiesa stando nelle proprie comunità parrocchiali e collaborando con i pastori alla vita e alla sua missione; che sanno vivere la solidarietà come stile per stare accanto a tutti coloro che incrociano il loro cammino e per farsi prossimi ai bisogni degli ultimi, dei piccoli, degli emarginati.
Il documento assembleare impegna l’associazione a vivere la fede in questo tempo, amando la vita. In questa prospettiva tre sono gli orizzonti sui quali l’Azione Cattolica è chiamata a impegnarsi nel triennio 2011-2014: una fede che cambia la vita, generando scelte; la vita associativa al servizio dell’educazione; l’impegno per il bene comune.
Come «collaboratori della gioia», che ci è chiesta di testimoniare nell’oggi della storia, i laici di Azione Cattolica intendono assumere con vivo senso di responsabilità questi impegni, che costituiscono gli orientamenti programmatici del triennio.
Innanzitutto, l’Azione Cattolica rinnova oggi il suo impegno ad accompagnare i ragazzi, i giovani e gli adulti a vivere l’incontro vivo e vero con il Signore Gesù. Educare oggi a vivere l’interiorità si traduce così nella scelta di far incontrare ciascuno con Colui che è capace di cambiare la vita. Solo da una rinnovata e autentica scelta di fede, che è dono del Padre che non smette mai di cercare l’uomo, discende la responsabilità per una nuova evangelizzazione, che è innanzitutto testimonianza e racconto di una relazione d’amore personale e costante con Dio. Occorre così continuare a riflettere – e in questo il Sinodo del 2012 sulla nuova evangelizzazione offrirà significative sollecitazioni – sulle forme e le strade possibili per un’educazione volta a suscitare, alimentare, sostenere la ricerca di Dio che accompagna gli uomini e le donne, i giovani e i ragazzi di oggi, per far maturare sempre più in essi una fede incarnata: una fede che susciti stili di vita improntati all’insegnamento evangelico, che generi vocazioni alla responsabilità, che si traduca in forme contagiose di impegno, capaci di “fare opinione” e di cambiare in meglio il nostro tempo.
Il secondo orizzonte interpella la vita associativa nella sua tensione a servizio dell’educazione. Nell’ordinarietà della vita associativa, vanno, pertanto, sostenute le forme di accompagnamento della vita delle persone ad ogni età, in ogni loro espressione, dentro ogni condizione. In un tornante della storia caratterizzato dal dilatarsi delle forze disgregatrici, dei modelli di separatezza, delle tentazioni egoistiche, il “noi” dell’Azione Cattolica acquista uno speciale valore profetico, perché racconta la scelta personale di appartenenza all’associazione, l’identità dell’essere soci di AC, l’impegno per la formazione.
Nel decennio che la Chiesa italiana dedica al tema dell’educazione, l’Azione Cattolica ribadisce il suo impegno ad accompagnare e sostenere la crescita delle nuove generazioni e ad elaborare un progetto di formazione degli educatori che li aiuti a comprendere e a vivere la bellezza del servizio educativo a cui sono chiamati.
L’associazione è chiamata a ritessere i legami buoni capaci di incidere nella vita delle persone. In questo senso l’unitarietà e la popolarità sono gli spazi attraverso  i quali prende concretamente forma la cura educativa.
Infine, per il suo radicamento diffuso sul territorio, l’Azione Cattolica è chiamata a testimoniare il Vangelo nei luoghi e nei tempi della vita quotidiana delle persone che abitano le città del nostro Paese. L’impegno per l’edificazione concreta del bene comune, in una rinnovata attenzione alla Dottrina sociale della Chiesa, si traduce in stili di vita personali e comunitari, che toccano la convivenza comune: il rispetto assoluto della vita, il riconoscimento e la promozione della famiglia come cellula fondamentale della società, la sobrietà delle scelte quotidiane, la solidarietà verso singoli e famiglie in difficoltà a causa della mancanza o della precarietà del lavoro, il senso del dovere professionale, il valore dello studio, la tensione verso il futuro delle nuove generazioni, la coerenza tra sfera privata e sfera pubblica, la scelta preferenziale dei poveri, l’attenzione alla vita amministrativa e politica delle città e del Paese, l’unità stessa dell’Italia, l’accoglienza degli immigrati che raggiungono i territori della nostra penisola. Attraverso queste scelte, l’Azione Cattolica, come ha ricordato il Papa nel messaggio alla XIV Assemblea nazionale, potrà aiutare il Paese a «rispondere alla sua vocazione peculiare, collocata nel Mediterraneo, crocevia di culture, di aspirazioni, di tensioni che esigono una grande forza di comunione, di solidarietà e di generosità».
Per sostenere queste attenzioni, l’associazione proporrà, nel corso del triennio, alcuni momenti che abbiano una forte valenza simbolica, coniugando vita associativa e dimensione pubblica: la preparazione e la partecipazione alla beatificazione di Giuseppe Toniolo; il coinvolgimento attivo nell’incontro mondiale delle famiglie di Milano; una serie di iniziative di rilievo sull’educazione. In occasione dell’anniversario della veglia di preghiera promossa dall’AC al termine della giornata di apertura del Vaticano II (11 ottobre 1962), durante la quale Giovanni XXIII pronunciò il toccante discorso «alla luna», l’associazione promuoverà un incontro attraverso il quale “riconsegnare” il Concilio.
Il richiamo al Concilio, che è sempre stato un punto di riferimento importante nel delineare i percorsi formativi dell’Azione Cattolica, costituisce in questo triennio il filo conduttore che accompagna e sostiene il cammino di tutta l’associazione.
Si tratta di un riferimento che motiva anche la vocazione dell’associazione a tenere insieme dimensione locale e universale. L’Azione Cattolica si sente, quindi, impegnata a valorizzare ulteriormente l’esperienza del FIAC, come spazio privilegiato di cattolicità attiva.

Il cammino triennale

I tre orizzonti delineati (una fede che cambia la vita, generando scelte; la vita associativa al servizio dell’educazione; l’impegno per il bene comune) sono strettamente correlati. Per assumere gli impegni che ne conseguono, gli orientamenti programmatici sono articolati accentuando per ogni anno un aspetto, mantenendo l’attenzione costante sul documento assembleare nel suo insieme.

I anno: A.A. 2011-2012

Atteggiamento: Generosità e Fiducia nel Signore

Attenzione educativa:    Educare all’interiorità

Impegno:     Sostenere la ricerca di Dio

Riferimento al Concilio: Principi generali del Concilio Vaticano II e Dei Verbum

II anno: A.A. 2012-2013

Atteggiamento: Accoglienza e Fiducia nella Chiesa

Attenzione educativa: Educare alla corresponsabilità

Impegno: Animare la pastorale nel cambiamento

Riferimento al Concilio: Sacrosanctum Conclium, Lumen Gentium, Gaudium et Spes, Apostolicam Actuositatem

III anno: A.A. 2013-2014

Atteggiamento: Solidarietà e Fiducia nell’uomo

Attenzione educativa: Educare al bene comune

Impegno:  Alimentare la passione per la città

Riferimento al Concilio: Ad Gentes, Nostra Aetate, Dignitatis Humanae

I ANNO
Il primo anno si proietta, in particolare, sull’interiorità, che va custodita per far maturare un atteggiamento di fiducia nel Signore. La fede è un dono di Dio che non smette mai di cercare l’uomo e che esige una risposta libera e coraggiosa. La vocazione alla santità, alla quale tutti siamo chiamati, si traduce così in una risposta improntata alla generosità, spesa per l’evangelizzazione. Occorre continuare a riflettere sulle forme e le strade possibili per un’educazione volta a suscitare, alimentare, sostenere la ricerca di Dio che accompagna gli uomini e le donne, i giovani e i ragazzi di oggi.

II ANNO
Nel secondo anno, si accentua la dimensione della accoglienza del dono della comunione, che nasce da un atteggiamento di fiducia nella Chiesa. La dedizione alla Chiesa locale, in particolare, è alimentata da un senso vivo di corresponsabilità, attraverso il quale le risposte alla chiamata del Signore diventano il «noi» che ci trasforma in comunità. È in questa dinamica relazionale che la Chiesa diventa una casa abitabile. Occorre, allora, mettere al centro della riflessione associativa il tema della pastorale ordinaria delle Chiese particolari, per educarci a cogliere i profondi mutamenti che investono il territorio come rinnovate occasioni per far incontrare il Vangelo con la vita della nostra gente.

III ANNO
Il terzo anno è dedicato più specificamente alla solidarietà, suscitata da un atteggiamento di fiducia nell’uomo che il Signore ci fa incontrare nella nostra storia. La passione per la vita delle nostre città nasce da un’educazione a una visione alta del bene comune, come bene di tutti e di ciascuno, che ci rende capaci di tradurre il Vangelo nel vissuto concreto, attraverso la parola della profezia che apre al domani. Occorre, quindi, alimentare percorsi di formazione alla cittadinanza attiva, che ci permettano di abitare le nostre città, come testimoni di speranza.

In compagnia della Parola
L’associazione anche per il triennio 2011-2014 sostiene il cammino ordinario di formazione attraverso il Vangelo dell’anno liturgico. Per ogni anno, in particolare, propone un brano evangelico che orienta, in modo unitario, l’intera proposta formativa.

I ANNO (2011-2012) – Vangelo di Marco  –  Mc 10,46,52 (Bartimeo): «Alzati, ti chiama!»
II ANNO (2012-2013) – Vangelo di Luca –  Lc 9,10-17 (Gesù moltiplica i pani e i pesci): «Date voi stessi da mangiare»
III ANNO (2013-2014) – Vangelo di Matteo –  Mt 22,1-14 (Parabola del banchetto di nozze): «Quelli che troverete, chiamateli»

I ANNO
L’incontro di Gesù con il cieco di Gerico è la risposta alle due domande che percorrono l’intero Vangelo di Marco: «Chi dite che io sia?» e «Che cosa volete che faccia per voi?». Il discepolo che riconosce la sua povertà riceve il dono della luce, della fede che scaturisce dall’ascolto del Maestro. Così può rialzarsi, cioè vivere da risorto, essere santo e seguire Gesù che ci rivela il volto vero di Dio.

II ANNO
Mentre la comunità cristiana tende a notare le carenze di chi le sta intorno, come gli apostoli denunciano la fame della folla, Gesù invita ad andare oltre, e cioè a essere fonte di guarigione da ogni fame e da ogni male: con la vita, prima che con le parole e le intenzioni. La comunità cristiana, luogo abitabile e accogliente per gli uomini e le donne del nostro tempo, è chiamata ad essere risposta d’amore, luogo della presenza del Signore che salva, abbraccio accogliente per chiunque.

III ANNO
La parabola evangelica ci rivela la possibilità di non essere degni della mensa dello sposo, di non essere pronti a «fare festa» con lui, ripiegati sulle contraddizioni e sui fallimenti del nostro tempo. Tuttavia Gesù insiste anche sulla possibilità di una festa in atto. Il mondo allora diventa luogo di salvezza e può essere guardato con “altri” occhi, e secondo logiche nuove. È il Vangelo che trasforma la storia dei miseri, dei ciechi e degli storpi, in una splendida festa di nozze!

Dal Documento della XIV Assemblea nazionale

Il documento finale della XIV Assemblea nazionale indica tre obiettivi prioritari: una fede che cambia la vita, generando scelte; la vita associativa al servizio dell’educazione; l’impegno per il bene comune.
Si tratta di aperture che saranno possibili nel contesto di una vita associativa resa più piena e significativa, in un senso vissuto di corresponsabilità. Per tradurli, occorre, allora, curare la vita associativa secondo le priorità che l’Assemblea ha indicato, per ognuna delle quali sono state espresse delle prospettive di impegno concreto.

Coltivare la vita spirituale e custodire l’interiorità
È essenziale recuperare il senso profondo dell’esperienza associativa come cammino spirituale che aiuti ciascuno a vivere il battesimo ricevuto per scoprire e alimentare la propria vocazione. La dedizione alla Chiesa e al mondo è possibile solo se nasce da una profonda vita interiore.
Il nostro Progetto Formativo Perché sia formato Cristo in voi pone al centro la formazione della coscienza, la cura della vita spirituale, l’interiorità aperta alla relazione con Dio e con i fratelli come via per giungere ad una piena umanità.
La vita dei laici di Azione Cattolica deve avere l’impronta del colloquio intimo con Dio, del quotidiano vissuto alla presenza del Signore, di un impegno di vita celebrato nella Liturgia.
Questo, però, oggi non si può dare per scontato.
Nel rispetto dei ritmi e dei tempi della quotidianità, diversi per condizioni, età e stati di vita, è importante riuscire ad elaborare una “regola” per la vita interiore. Questo significa anche ritrovare spazi e modi per curare nell’ordinarietà del quotidiano la dimensione contemplativa e liturgica della propria fede.
La vita spirituale si nutre della preghiera, attinge alla Parola per il discernimento spirituale e celebra nella Liturgia e nei Sacramenti la comunione. L’Eucarestia, fonte e culmine della nostra preghiera, e il servizio ai poveri edificano e rendono visibile la comunità.
Dio ci parla attraverso ciò che siamo, attraverso i nostri pensieri, i sentimenti, i fatti che ci accadono. Imparare a leggerli e a compiere le nostre scelte alla luce della Parola richiede allenamento e la compagnia di chi, maturo nella fede, ci guida nel discernimento. Ne deriva l’importanza dell’accompagnamento spirituale, così come della partecipazione frequente ai sacramenti, con particolare attenzione alla Riconciliazione.

Prospettive di impegno
–    Favorire la fedeltà ai cammini ordinari di gruppo dei ragazzi, dei giovani e degli adulti dell’associazione; cammini che educhino ad una lettura sapienziale e profetica della vita e della storia.
–    La regola spirituale dei giovani, dei giovanissimi e dei ragazzi dell’ACR, il Progetto Osea e la Casa San Girolamo di Spello sono strumenti importanti che l’associazione si è data e che devono essere valorizzati.
–    Promuovere momenti di confronto e dialogo con gli assistenti diocesani e con gli assistenti parrocchiali per progettare la cura e l’accompagnamento della vita spirituale dei soci.
–    Rinnovare e accrescere la formazione liturgica, biblica e teologica dei soci.

Dentro una realtà locale in cambiamento
La fisionomia territoriale di molte comunità cristiane locali sta attraversando significativi cambiamenti. Diverse Chiese particolari hanno avviato processi di ristrutturazione pastorale della presenza nel territorio attraverso modalità differenziate, come, ad esempio, le unità (o comunità) pastorali, o come il rafforzamento dei legami vicariali o zonali. Ci troviamo anche di fronte a cambiamenti significativi nella realtà sociale: il fenomeno dell’immigrazione nei suoi molteplici aspetti sociali e religiosi, la crisi economica e politica, la disaffezione alla cura del bene comune, i problemi relativi al mondo del lavoro, la precarietà delle relazioni familiari, la fragilità dei rapporti interpersonali, la costruzione di relazioni e mondi virtuali. Dinanzi a queste nuove realtà, l’associazione da una parte è chiamata a partecipare alla riflessione sui cambiamenti in atto o a suscitarla laddove è assente, dall’altra, a ripensare in maniera equilibrata le forme della propria proposta, per essere, anche in questo nuovo contesto, vicina alla vita delle persone.
Ciò non vuol dire certo ridisegnare una nuova associazione, ma capire quali modalità, quali risorse, quali competenze mettere in campo per essere autenticamente al servizio delle comunità locali. Si tratta anche di modulare la vita dei gruppi formativi in maniera rispondente alle effettive esigenze, di favorire consapevolmente il ruolo sempre più importante assunto dalle famiglie all’interno della vita associativa, di rinsaldare la rete dei legami tra le associazioni parrocchiali all’interno delle diocesi e tra associazioni diocesane, così come quella dei rapporti con le altre aggregazioni laicali, ecclesiali e civili.
La corresponsabilità laicale a servizio delle Chiese locali, inoltre, sarà tanto più piena quanto più sarà capace di fare strada con i sacerdoti assistenti, coltivando un rapporto di amicizia e di stima che tenga conto della specificità dei ministeri, grazie al quale ciascuno possa sperimentare la pienezza della vocazione laicale e di quella presbiterale. I nostri soci sono inoltre chiamati a vivere con attenzione la vicinanza ai sacerdoti delle proprie Chiese locali, da sostenere e accompagnare vivendo con essi un legame di solidale aiuto reciproco, intessuto di gratitudine e di fraterna capacità di dialogo.
Altrettanto importante sarà farsi prossimi alla vita delle persone, facendosi carico dei problemi e delle attese di speranza della comunità civile nel territorio, con particolare attenzione alle persone che vivono in situazioni di disagio sociale. La vita associativa non può realizzarsi in maniera avulsa dalla realtà culturale, economica, politica nella quale essa è radicata. L’impegno per la costruzione del bene comune possibile non può che partire da una sapiente lettura della propria realtà locale e da una generosa disponibilità a spendersi per essa, sia come singoli soci formati ai valori evangelici sia come associazione di laici corresponsabili.

Prospettive di impegno
–    Favorire, attraverso il Progetto Dialoghi, la comunicazione, impiegando competenze e risorse per contribuire a una riflessione condivisa nel contesto sociale ed ecclesiale; promuovere lo stile della corresponsabilità dentro e oltre la comunità ecclesiale, potenziando le esperienze di partecipazione esistenti e costituendo e consolidando reti nel territorio, come strumenti di discernimento e di azione più efficace.
–    Valorizzare e promuovere la presenza degli immigrati nella comunità ecclesiale, anche collaborando con altre associazioni del territorio per iniziative comuni che intendano promuovere i valori condivisi della convivenza sociale e del dialogo culturale, ecumenico e interreligioso. Il Progetto Pozzo di Sicar è uno degli strumenti che può sostenere tale attenzione.
–    Valorizzare e promuovere la vita e la presenza dei movimenti di AC per la loro capacità di intercettare i bisogni e le attese delle persone nei loro contesti, nonché di contribuire ad un discernimento competente della realtà sociale e politica e ad esserne fermento evangelico.
–    Individuare e coltivare nuovi spazi di evangelizzazione nei contesti di cambiamento, a partire dal Progetto Frassati.
–    Progettare e sperimentare percorsi di formazione socio-politica, di accompagnamento delle persone impegnate nelle istituzioni e di educazione alla cittadinanza che sappiano interpretare e rispondere alle istanze del territorio alla luce del Magistero sociale della Chiesa, anche attraverso il Progetto Sul sentiero di Isaia e gli istituti culturali.

Popolarità dell’associazione
Ridire oggi il senso della popolarità è, per l’associazione, un nodo cruciale. Diventa infatti significativo che l’associazione sia sempre più capace di essere “per tutti” e “di tutti”. Per questo motivo occorre, dunque, prestare sempre più attenzione nel calibrare forme e linguaggi della proposta associativa, perché sia davvero capace di dialogare con le persone a cui essa si rivolge, soci e non.
Solo una proposta associativa viva, che ha a cuore le domande di vita degli uomini e che si sforza sempre più di incontrarli e di parlare la lingua delle loro fatiche e delle loro gioie, rende l’esperienza delle associazioni di base bella e significativa. Ed è, allora, compito delle associazioni diocesane, attraverso la cura dei legami associativi, incoraggiare le parrocchie perché siano sempre più capaci di mettere al centro della loro vita queste attenzioni per gli uomini.
Tempi, modalità di incontro dei gruppi, periodicità e orari degli incontri saranno allora segni concreti della cura dell’AC per le persone, misurando di volta in volta i linguaggi della proposta.
L’urgenza è quella di un annuncio che non può restare nel cerchio dei soliti noti, che per essere vitale dovrà raggiungere altre persone, altre famiglie, altre esigenze, altri contesti, altre domande di vita, perché queste a loro volta la interroghino e la facciano crescere.
La popolarità è quindi il contrario dell’autoreferenzialità. Un’associazione autenticamente popolare saprà anche mettere in campo quella rete di legami buoni con le altre associazioni, non solo cattoliche, proprio perché questo lavorare insieme diventi già di per sé segno tangibile dell’impegno comune per il territorio e per il bene di tutti.

Prospettive di impegno
–    Promuovere spazi di accoglienza e condivisione rivolti a coloro che per ragioni di vita si trovano a vivere lontano dalla loro città di provenienza. L’associazione si è data per questo lo strumento del Progetto Tobia per gli studenti fuori sede, che deve essere fatto conoscere e valorizzato.
–    Riconoscere, valorizzare e sostenere la soggettività della famiglia, nelle sue diverse stagioni e condizioni di vita, quale luogo primario di annuncio del Vangelo, di accoglienza, di educazione alla vita e alla fede e di responsabilità ecclesiale e civile, dando sviluppo alle intuizioni e sperimentazioni del Progetto Nazaret.
–    Educare all’amore per il mondo intero e al servizio alla Chiesa universale, valorizzando il Progetto Gerusalemme.
–    Prestare particolare considerazione a chi, proseguendo o iniziando la propria formazione, si avvia a vivere l’esperienza del Settore Adulti, ed aver cura della formazione specifica per le famiglie di nuova costituzione.

Le adesioni
L’adesione non è un atto solo formale, ma è la risposta a una vocazione che coinvolge la persona inserendola pienamente nella vita associativa: aderire è vivere il ministero laicale in forma associata. Aderire è anche lavorare insieme e costruire relazioni significative e durature. Aderire all’AC significa essere corresponsabili della missione della Chiesa condividendo insieme ad altre persone gli obiettivi, lo stile e il metodo per stare in essa e nel mondo “da laici” per testimoniare la bellezza del Vangelo. Aderire comporta anche un impegno che va rinnovato ogni giorno attraverso la scelta di uno stile di vita personale coerente al Vangelo, la partecipazione piena al cammino dei gruppi dentro la vita della parrocchia e della comunità civile, anche considerando le difficoltà che possono insorgere in specifiche situazioni di vita. Aderire ci educa alla responsabilità chiedendoci anche un contributo economico che permette all’associazione di sostenersi.

Prospettive di impegno
–    Ricollocare l’adesione in un “progetto organico” che ponga l’attenzione a far maturare il senso di appartenenza all’associazione attraverso l’approfondimento della sua identità, lo studio della sua storia, dello statuto, dei testimoni, valorizzando anche la stampa associativa.
–    Proporre la scelta associativa in nuove parrocchie accompagnandone e sostenendone il cammino.
–    Verificare anno dopo anno i dati delle adesioni per una lettura in profondità della vita dell’associazione

La cura dei responsabili educativi e associativi
L’Azione Cattolica continua ad esprimere un significativo e ricco patrimonio di impegno e dedizione, ma, a fronte di tanta generosità, in molte delle nostre associazioni si verifica una concreta difficoltà, da un lato, ad individuare persone disponibili ad assumersi responsabilità educative ed associative, dall’altro, ad accompagnarle adeguatamente nel loro percorso. Ciò è evidenziato da alcuni segnali comuni: l’attitudine a vivere l’impegno educativo e la responsabilità come una dimensione talvolta settoriale della propria vita; una tendenza a considerare non sempre rilevante una solida formazione culturale e la cura di sé; una relativa conoscenza della vita dell’associazione, della sua essenziale vocazione formativa.
Responsabili non si nasce, ma neppure ci si improvvisa!
La responsabilità, infatti, richiede accompagnamento paziente attraverso alcune attenzioni tra cui l’educazione alla libertà e al servizio, e il discernimento comunitario nell’individuare, accogliere e formare le persone.
Il responsabile “risponde” innanzitutto della propria vocazione laicale: la prima fedeltà che gli è richiesta è di vivere in pienezza il proprio Battesimo vivendo la proposta formativa del proprio settore di appartenenza; la responsabilità richiede un cammino connotato da gratuità e sollecita a vivere con fierezza e docilità il senso di Chiesa.

Prospettive di impegno
–    Rilanciare il ruolo dei consigli parrocchiali nella scelta e nella cura di educatori e animatori.
–    Definire un progetto comune di accompagnamento alla formazione e al servizio degli educatori e dei responsabili.
–    Valorizzare l’esperienza del Laboratorio della formazione come luogo unitario di sperimentazione e innovazione dei processi formativi.
–    Promuovere legami di cooperazione e di comunione tra il livello diocesano dell’associazione e i diversi uffici pastorali della diocesi per un coordinamento formativo.

Una scelta democratica vissuta con fedeltà. L’esercizio della corresponsabilità
Rilanciare con forza la partecipazione attiva di tutti gli aderenti è un modo per restituire vivacità all’associazione e, al tempo stesso, può costituire un significativo esempio di che cosa significhi essere nella Chiesa  e nella società  “cittadini” corresponsabili e credibili, nella convinzione che l’esercizio democratico della responsabilità è di per sé educativo ai valori alti della partecipazione e può essere segno profetico rispetto a quei luoghi e a quelle istituzioni che sembrano aver smarrito il  valore.
Tale partecipazione sarà tanto più sentita quanto l’associazione sarà capace di far sì che ciascuna persona si senta amata attraverso l’ascolto e l’accompagnamento  che ne valorizzano gli specifici carismi.
Non basta però porre queste buone condizioni, occorre anche riscoprire il valore dei luoghi in cui si maturano le decisioni e si fa concreto esercizio di laicità, con la consapevolezza che alcuni luoghi tradizionali spesso sono disattesi o svuotati di senso, altri mancano del tutto e altri ancora  vanno scoperti e praticati con nuova determinazione sia in ambito ecclesiale che civile.
Occorre dunque rilanciare, attraverso l’esperienza diretta, una cultura della corresponsabilità  che sia espressione di un forte legame di comunione.
La vita democratica dell’associazione, col suo periodico ricambio dei responsabili, costituisce un richiamo al carattere temporaneo degli incarichi formali di responsabilità. Siamo responsabili di un pezzo di storia, non protagonisti insostituibili: a noi è stato consegnato un testimone che, se davvero ha inciso nella nostra vita, non potrà non essere passato alle nuove generazioni curato e arricchito anche dall’esperienza personale, in una autentica logica di servizio. L’associazione non deve perciò mai dare per scontato, ma rilanciare sempre con nuova convinzione, quello stile e quelle buone pratiche che le appartengono tradizionalmente e attraverso cui si evitano i due rischi tra loro speculari di delegare le funzioni e le decisioni a poche persone, o, al contrario, di eccedere nella dispersione, per incapacità di fare sintesi. Non bisogna poi dimenticare che l’associazione dispone di una risorsa che si rivela straordinaria anche da questo punto di vista: i cammini formativi, sperimentati e affidabili, sono proiettati alla crescita di persone capaci di progettare e verificare le attività in modo collegiale e plurale, in spirito di comunione.

Prospettive di impegno
–     Dedicare una particolare attenzione, nel corso del triennio, alle dinamiche virtuose che possono aiutare la Presidenza, i Consiglieri diocesani e tutti i responsabili associativi a vivere in maniera proficua i luoghi della corresponsabilità, a partire dai consigli diocesani e parrocchiali come espressione e esperienza di unitarietà.
–    Fare in modo che i diversi organismi associativi, a partire dalle assemblee parrocchiali, siano conosciuti e vissuti dai soci secondo le loro funzioni precipue, attribuendo a ciascun livello e a ciascun organo i compiti che gli spettano. Lavorare in questi luoghi secondo un progetto, confrontarsi con franchezza e rispetto, imparare il dialogo intergenerazionale, prendere decisioni condivise, curare i legami tra le persone.
–     Accompagnare a vivere la responsabilità come impegno serio per la propria vita, incentivando i rapporti di continuo aiuto e confronto tra i centri diocesani e le presidenze parrocchiali, con particolare attenzione a sostenere e accompagnare i presidenti parrocchiali, curando i rapporti e la comunicazione assidua con essi.
–    Valorizzare il protagonismo dei ragazzi attraverso percorsi e luoghi che li aiutino  a fare esperienza di partecipazione attiva e corresponsabilità nella Chiesa.

Note metodologiche
Gli orientamenti programmatici sono consegnati alle Presidenze diocesane, che sono interpellate per discuterne con i Consigli diocesani, attuando la necessaria programmazione.
Gli orientamenti hanno una cornice ampia, per permettere ad ogni diocesi di adattarli alle esigenze del proprio contesto ecclesiale e sociale, e perché siano facilmente integrabili con il piano pastorale della Chiesa locale.
Il centro nazionale supporta questi orientamenti con strumenti ordinari e straordinari, attraverso le attività unitarie, di settore, dei movimenti e degli istituti, avendo cura che ci sia sempre un’ampia ricaduta sul territorio. La stampa associativa e i canali di comunicazione on line forniranno un contributo per la sedimentazione degli orientamenti.
Il centro nazionale e il livello regionale avranno cura di interagire con le esperienze e le prassi attuate nelle diocesi, creando una rete virtuosa.
La concretizzazione degli orientamenti nei contesti locali si combina con la promozione delle Settimane e dei Progetti (Nazareth, Sui sentieri di Isaia, Dialoghi, Nicodemo, Osea), che si sono arricchiti, con l’impegno assunto in Assemblea, di nuovi riferimenti (Progetto Pozzo di Sicar, Progetto Frassati, Progetto Tobia, Progetto Gerusalemme), per i quali il centro nazionale è impegnato in un’azione di monitoraggio e di supporto propositivo.