Sin dalla sua origine, l’Azione Cattolica ha avuto una forte attenzione all’impegno educativo, in particolare nei confronti delle giovani generazioni. Tale impegno aveva le sue redici nella convinzione che era possibile offrire ai più giovani e ai ragazzi un itinerario di formazione umana e cristiana a loro misura. Rifuggendo da un lato il rischio dell’adultismo, dall’altro quello dell’infantilismo, l’AC ha elaborato e messo in atto una proposta educativa con al centro la relazione educativa adulto-minore ed avvalorato la relazione interpersonale fra adulti e minori, nel prezioso ambito dell’associazionismo ecclesiale.
Ciò è stato possibile grazie ad alcune note caratteristiche della vita e della formazione in AC e dell’AC: 1) La costante attenzione alla tematica della responsabilità educativa degli adulti a favore delle giovani generazioni e l’aver ispirato le scelte organizzative alla partecipazione e alla democraticità, che ha attuato un’opera di formazione e autoformazione associativa ad una maternità e paternità simbolica, metaforica: tutti gli adulti di AC devono sentirsi chiamati ad essere madri e padri nella fede di ciascuno e di tutti i ragazzi che aderiscono all’associazione; 2) L’aver scelto di dare un’attenzione particolare e specifica alla famiglia, soggetto ricco di opportunità e di risorse, bisognoso di attenzione e di formazione.
Negli ultimi decenni, però, si è cominciato a parlare di educazione permanente e, al suo interno, di educazione degli adulti, nella persuasione che costoro possono continuare ad apprendere; ad aggiornarsi, a strutturare nuovi atteggiamenti e condotte, aspirazioni e prospettive; ad operare con prudenza, per non commettere errori in nome della maturità. Si viene così rafforzando, seppure con lentezza, l’idea che l’individuo ha bisogno di essere sostenuto anche dopo la giovinezza, nell’esercizio di una libertà crescente e nella ricerca di competenze maggiori, sia culturali che professionali. Chi vuole farsi guida dell’adulto nel suo cammino esistenziale, per umanizzarlo, assisterlo, orientarlo, è sì un altro adulto, ma con la differenza che questi ha interiorizzato i valori che insegna; è un maestro di libertà e di senso critico a favore di chi ancora non ha fatto sue queste competenze.
Sino ad ora l’attenzione maggiore è stata rivolta al lavoro, alle condizioni per eseguirlo al meglio, ai requisiti per conservarlo. Il lavoro, però, anche se necessario, non è tutto nella vita. Un altro settore non meno significativo è la famiglia, percepito con chiarezza dai giovani, che nella gerarchia dei valori lo stimano il bene maggiore. Un altro ambito significativo è quello della cittadinanza responsabile e della passione per il bene comune. Di fatto l’Ac oggi, nelle sue realtà territoriali, sta mettendo una forte attenzione alle problematiche relative al territorio: la vita, la famiglia, il lavoro, la pace, la questione della politica e della moralità della politica. Ciò perché crediamo che sia compito dell’Ac, e dei cattolici in genere, diffondere sempre più nella popolarità della vita della Chiesa un forte senso di passione per il bene comune, che si traduce in un apporto concreto alla nostra realtà.
La società in genere, ma anche la comunità cristiana sono inadempienti nel preparare adulti all’educazione pensiamo ai genitori per i figli, agli insegnanti per gli alunni oltre i contenuti scientifici, ai professionisti nei confronti dei giovani interessati alla loro professione, ai cristiani per l’educazione alla fede, agli allenatori per lo sport…).
Le cronache parlano spesso di morte per droga di adolescenti “normali” nel corso di feste.. Qualcuno potrà obiettare (recuperando alcune riflessioni espresse in questi giorni) che la “colpa” non è di qualcuno, ma di tutti. La replica allora è troppo scontata per non essere immediata, perché dire che la colpa è di tutti permette a nessuno di assumersi la colpa. È troppo facile alzare all’unisono le lance contro la “società di oggi che illuderebbe tutti di poter fare ciò che si vuole”. Qui, forse, si insinua la questione… inneggiamo alla libera autodeterminazione per tutti, senza distinzione di condizione e (soprattutto) di età, salvo poi strapparci le vesti non appena questa stessa libertà si palesa in tutta la sua crudezza.
Non possiamo più permetterci la “comodità” di non donare, con caritatevole verità, una struttura etica di base che permetta ai giovani (ma non solo) di ordinare la propria libertà sotto il cono d’ombra della distinzione tra bene e male. Il compito non è facile, ma è sempre più urgente e la sua assunzione ci permetterà di non scandalizzarci per una “comodità”, che altro non è che becera vigliaccheria.
Credo non ci siano alternative che assumersi una responsabilità seria per una educazione vera, dove il “maggiore” guida, preserva e ripara la libertà del “minore”.
Quella stessa responsabilità che non può non assumersi l’educatore di Azione Cattolica, che non può vedere i ragazzi e i giovanissimi come spettatore, ma deve segnare il passo davanti a loro perché questi abbiano la possibilità di seguire un testimone di coerenza e libertà.
Riflettiamo insieme col l’aiuto di una storia… C’era una volta in Cina un potente imperatore il cui figlio, principe ereditario, viveva negli agi, nei lussi e nella dissolutezza al punto che un giorno l’imperatore decise che gli occorreva un valido precettore. Fu chiamato a corte un sapiente mandarino cui l’imperatore disse: “Tu farai in modo che, seguendo i tuoi insegnamenti, il principe diventi saggio e giusto. Se non saprai fare ciò pagherai con la testa”. Sconvolto il vecchio mandarino andò dal suo vecchio maestro con cui si lamentò a lungo: “Il principe è un pigro, uno svogliato, timoroso dei cambiamenti ed incline a seguire ogni giorno un sentimento ed una moda diversi. Cosa posso fare, maestro?”. Il vecchio maestro rimase a fissare il fuoco presso il quale sedevano ed infine disse: “Sono contento che ti sia toccato in sorte tale incarico poiché assolvendolo dovrai lavorare molto anzitutto per migliorare te stesso!”.
L’insegnamento che ricaviamo da questa storiella orientale è: educare se stessi per educare gli altri. La risposta del vecchio maestro al sapiente mandarino pone sul tavolo una prima importante verità: un educatore non ha altra strada per riuscire nel proprio compito se non quella di migliorare se stesso. Per l’educatore alla fede, in particolare, il compito di migliorare se stessi diventa quello di “curare” la propria fede.
Diventare adulti significa prendere sul serio la chiamata alla responsabilità, che altro non è se non la capacità di sentirsi parte in causa in tutte le cose che, in quanto uomini e donne, ci riguardano e ci coinvolgono: ogni nostra scelta ha un effetto anche sugli altri. Diventare adulti significa prendere coscienza di essere “parte in causa” non solo di ciò che riguarda la propria vita, ma anche per la vita degli altri.
Punto di partenza per affrontare il tema dell’educazione cristiana è la fede stessa dell’adulto: la fede è un “bene trasmissibile”, ma non è un valore comportamentale (come l’onestà o la fedeltà); la fede è una relazione tra una persona e Dio, frutto di un incontro che è mistero e grazia insieme. Non si può portare qualcuno alla fede, ma si può raccontare la meraviglia del credere, testimoniando con la propria vita il senso e la pienezza dell’incontro con Dio, suscitando il desiderio di questa vicinanza e di questa relazione.
Essere e diventare adulti di Azione Cattolica significa elaborare un progetto di formazione che abbia il suo elemento qualificante nella capacità di tenere insieme la fede e la vita e nella capacità che può offrire alle persone di capire ed esprimere la loro esistenza quotidiana: come ridire la fede con le parole della vita? Come essere laboratorio di idee e di cultura per la comunità ecclesiale e per il Paese?
Il Settore Adulti di AC intende cercare la via per riempire quel vuoto di sintesi che caratterizza spesso la presenza e la testimonianza dei cristiani nei diversi ambiti e ambienti di vita e che costituisce uno dei motivi della carente significatività del loro impegno in molti settori della vita del Paese. Dalla ricomposizione di un nuovo modello di adulto, incarnato nel proprio tempo e pronto a rendere ragione della propria fede che bisogna ripartire, non solo per riqualificare la proposta del settore, ma anche e soprattutto a favore di un nuovo progetto unitario di Azione Cattolica che sappia tradurre un’AC al passo con i tempi, mai disincarnata ma autenticamente cristiana e laicale, capace di stare senza tentennamenti nelle pieghe della storia. Se il compito che ci daremo è quello della scelta formativa, non avremo altra strada per avere successo che accogliere la sfida di migliorare noi stessi, come ci insegna il vecchio maestro orientale e come ogni buon educatore deve saper fare.