…si riparte dai campi. La conclusione delle attività estive, per intenderci i campi scuola, per l’AC non coincide certo con la conclusione di un programma di lavoro, bensì dai campi si riparte per una nuova programmazione.
L’esperienza dei quattro campi realizzati e della GMG 2011 che ha visto 75 giovani partecipare da protagonisti alle giornate madrilene, sono stati non solo argomento di studio, di analisi, di verifica, ma anche occasioni per rivedere e ripensare alcuni temi e precisare le strategie organizzative e metodologiche per l’anno associativo alle porte.
Dicevamo quattro campi. Uno per l’ACR, che ha visto coinvolti 30 ragazzi fra 10 e 13 anni. Uno per i giovanissimi, con altrettanti partecipanti di età compresa fra 14 e 18 anni. Uno per il Settore Adulti, con lo stesso numero di presenze. E…, novità di quest’anno, c’è stato anche un campo per formatori. 50 fra educatori ACR, responsabili ed animatori di gruppi Giovani ed Adulti, si sono confrontati, in una tre giorni nella Casa estiva della Parrocchia San Pietro di Caltagirone, su temi-forti nel dibattito culturale ed ecclesiale odierno: dal ruolo dell’educatore nella sfida educativa, alla cura dell’educatore nella formazione e nell’auto-formazione, al ruolo ed alle dinamiche del gruppo nel processo di formazione dei soci.
Nel decennio pastorale 2010-2020, che vede la Chiesa italiana concentrarsi sulla sfida dell’educazione, per una «crescita concorde delle Chiese in Italia nell’arte delicata e sublime dell’educazione», come afferma il card. Bagnasco nella presentazione del Documento pastorale “Educare alla vita buona del Vangelo”, la nostra Associazione nei vari livelli di responsabilità, da quello nazionale a quello parrocchiale, intende offrire e proporre il proprio contributo di esperienze, di competenze, di capacità progettuali e relazionali, per ripensare i luoghi, le parole, le prassi dell’educazione nel tempo che viviamo.
Un pensiero critico, aperto, motivato, attento alle esigenze ed alla prospettive della Chiesa diocesana, attraverso il quale discernere le nostre relazioni, il modo di vivere la nostra fede.
Il campo formatori, forse più degli altri campi, è stato quel laboratorio in progress, quel laboratorio che si costruisce pian piano, che cercavamo da tempo e sul quale investire in strategie di breve e di lungo periodo.
Il modello dei campi è un modello consolidato nella storia dell’AC. Il campo è prendersi del tempo, scoprirsi… Ma è anche campo-scuola: luogo di formazione, di crescita. Ciascun campo-scuola ha avuto momenti di riflessione vivaci e ben argomentati, secondo metodologie proprie dei Settori ed adeguate alle età dei partecipanti.
Il racconto è stata la metodologia del campo ACR. Il racconto della vita e delle figure di santi. Non sono mancati momenti di gioco, di festa che hanno visto, anche, la partecipazione delle famiglie dei campisti e del Vescovo.
Il dibattito con ospiti di diversa appartenenza e provenienza (come in programma: Mario Sedia, presidente ACI di Palermo; don Davide Paglia, parroco della Madonna del Ponte; Enzo Ruggieri e Maria Fortuna Scavo, marito e moglie, entrambi soci della nostra associazione; suor Olga Rua, direttore dell’Ufficio missionario diocesano; Michele Giongrandi, ostetrico e presidente del COPE/Cooperazione Paesi Emergenti; Alessandra Foti, vice-sindaco di Caltagirone; Enzo Nicoletti, direttore de “l’Obiettivo”) è stato il criterio prioritario di confronto del campo Adulti.
La provocazione sugli stili di vita, sull’idea di bene, sul ruolo dei giovani oggi, è stata la strategia comunicativa del campo Giovani.
Per il campo formatori, invece, è stata adottata la più consolidata delle modalità di studio: la relazione frontale. Claudia D’Antoni, pedagogista, esperta in processi e tecniche comunicative, incaricata regionale dell’ACR, e Giovanna Parrino, borsista alla Fondazione Buttita per l’area antropologica ed esperta del settore, incaricata regionale del Settore Giovani, sono state le guide di questo percorso formativo intenso, perché strutturato su tre giorni, e nascente, perché inaugura una nuova stagione di impegno, di dedizione, di scommessa dell’AC diocesana sulla formazione dei formatori. Altre attività, iniziative, momenti di studio, weekend formativi, sono previsti in calendario, al fine di rispondere non solo alle aspettative della nostra società e della Chiesa, ma anche alla richiesta di formazione dei formatori. Una formazione, certo, che non parte da zero, ma che fa tesoro della nostra lunga storia.
A confermare il momento di passaggio fra l’anno associativo trascorso e quello in programma, il 18 settembre l’AC diocesana si è recata pellegrina a Partinico e Monreale, sulle orme della beata Pina Suriano. Eravamo in 150! Quella della Beata, nata nel 1918 e morta nel 1950, è una figura complessa. Entra da ragazzina nelle file dell’AC. A 19 anni esprime il desiderio di consacrarsi alla vita monastica. Per diverse vicissitudini non riesce però nel suo progetto. Inizia da qui il suo itinerario mistico, che la rende per noi, oggi, una figura con la quale confrontarsi, anche riflettendo sul significato di molte sue scelte: pensiamo ad esempio all’offerta come vittima per la santificazione dei sacerdoti. Pina Suriano viene beatificata da Giovanni Paolo II il 5 settembre 2004. Su queste suggestioni i pellegrini hanno pregato per i sacerdoti della Diocesi e per il nostro Vescovo. Grati a mons. Giuseppe Geraci, rettore della Chiesa del Sacro Cuore, per il dono di una reliquia della Beata alla nostra Associazione diocesana, siamo tornati a casa con nuovi amici e nuove speranze!
Rocco M. Cappellano