Che la diocesi calatina abbia deciso di scommettere sulla formazione teologica è senz’altro una buona notizia. In una società complessa come la nostra, preoccuparsi della propria crescita teologica non può più essere un dovere di pochi, relegato ai margini della vita della Chiesa, ma deve diventare per tutti una priorità pastorale ineludibile. La comunità ecclesiale «nel suo dialogo con gli uomini e nel suo progetto pastorale, non può fare a meno del riferimento ad un “pensare” cristiano, in cui i dati della fede costituiscono la sorgente di luce e di orientamento». «Questo comporta che si provveda in concreto a tempi e a spazi dedicati specificamente a tale impegno, così come si fa per la preghiera e la contemplazione» (CEI, La formazione teologica nella chiesa particolare, 3). Tutti dobbiamo rendere ragione della speranza che è in noi; ma per rispondere alle domande sempre più complesse degli uomini di oggi, senza semplificazioni banalizzanti, occorre alimentare la speranza con un sapere teologico non approssimativo, che ci aiuti ad uscire da una condizione di minorità, rendendoci adulti nella fede. Per questo la Scuola Teologica di Base (STB), che è in cantiere e che aprirà i battenti il prossimo anno pastorale, è davvero un’ottima notizia: la diocesi arricchisce la propria offerta formativa con una proposta che, senza rinunciare alla qualità, vuole tuttavia essere rivolta alla base, a quello “zoccolo duro” dove pulsa la vita autentica della Chiesa.
Destinatari sono infatti i laici (e i laici di AC sono chiamati in prima persona!), religiosi e religiose che intendono maturare ed approfondire la propria fede in modo serio e scientifico; ed in particolare tutti coloro che si preparano ad assumere ministeri ecclesiali o di servizio alla comunità, specie nell’ambito della catechesi e della scuola. Se ci pensiamo, abbiamo davvero un invidiabile patrimonio in risorse umane. Senza contare i presbiteri, quanti sono i candidati ai ministeri istituiti e al diaconato permanente; i ministri straordinari dell’eucarestia; i catechisti ed animatori di gruppi per ragazzi, giovani, adulti, famiglie; i responsabili di gruppi, associazioni e movimenti; gli insegnanti ed educatori; i formatori alla dottrina sociale della Chiesa; i membri dei gruppi liturgici? È una rete di formatori formidabile, così estesa e capillare, che nessun’altra agenzia educativa del territorio può vantarne una simile. Non possiamo dunque atteggiarci nel comodo ruolo dei profeti di sventura, ma dobbiamo semmai chiederci, come mai, con un esercito di evangelizzatori così cospicuo, siamo così poco incisivi. È dunque un’urgenza inderogabile puntare alla nostra formazione, coltivare, nutrire, irrobustire, la nostra fede. La STB ci viene incontro con una proposta agile ma solida, modellata sulle esigenze di chi è impegnato nelle attività lavorative e professionali. L’intento è quello di formare ad una più consapevole ed attiva partecipazione ai compiti di evangelizzazione della Chiesa, offrendo una formazione che, se non pretende di esaurire tutta la ricchezza della riflessione teologica, risulti comunque organicamente e sufficientemente completa. Il Piano degli Studi, triennale (300 ore di lezione frontale nelle 3 sedi decentrate di Caltagirone, Grammichele, Scordia, integrate da incontri seminariali comuni) è pensato per far acquisire ai partecipanti una competenza pastorale teorica ed operativa. Non è certo la soluzione a tutti i problemi. Ma è un primo, umile passo. Forse non cambieremo la società in cui viviamo. Cambiare la società è un compito arduo e forse anche presuntuoso. Ma la prospettiva evangelica è un’altra: ci invita a cambiare noi stessi. Questo possiamo e dobbiamo fare. A partire dalla nostra formazione.
Giacomo Belvedere