Come si fa a volare? Non basta aprire le ali e spiccare il volo. Nel weekend del 3-4 marzo 2012 un gruppo di Giovanissimi di AC ha riflettuto su come sia possibile volare nonostante le difficoltà dei nostri giorni. E’ iniziato così il ritiro spirituale di quaresima, dal titolo “Io so Volare!”, organizzato dall’equipe diocesana del Settore Giovani presso la Casa parrocchia di San Pietro.
Ispirandoci alla storia de “La Gabbianella e il Gatto”, abbiamo iniziato questo momento di “pausa” dalla frenesia abituale della nostra vita. La scelta di questa storia e dei suoi personaggi ci hanno aiutato a riflettere su quei sentimenti di invidia, insoddisfazione e diversità, che spesso nella nostra vita ci condizionano al tal punto da non permetterci di “spiccare il volo”. Kengah, una gabbiana avvelenata da una macchia di petrolio, riesce ad affidare in punto di morte il proprio uovo al gatto Zorba, strappandogli tre promesse: quella di non mangiare l’uovo, di averne cura finché non si schiuderà e di insegnare a volare al nascituro. Nonostante la difficoltà con cui Zorba accetta l’arduo compito di crescere la gabbianella, che in realtà vorrebbe mangiare, al momento della nascita si presenterà la gabbianella non accetterà il cibo offertogli dal gatto.
Nella nostra riflessione abbiamo paragonato l’insoddisfazione di Zorba a quella del popolo d’Israele uscito dalla schiavitù d’Egitto, che protestava per la scarsità di cibo e quasi rimpiangeva i giorni della schiavitù per l’abbondanza di pesci e verdure. Ai partecipanti è stato consegnato un puzzle, durante la cui costruzione, hanno incontrato delle difficoltà, poiché non era possibile completarlo… occorreva trovarne degli altri! I ragazzi si sono cimentati nella ricerca dei pezzi mancanti, contando ognuno sulle forze altrui per completare così l’attività. Quel puzzle, che rappresenta la vita di ciascuno di noi, ci invita a non abbandonarci alle difficoltà perché c’è sempre una soluzione!
E così via, tra una rappresentazione ironica dell’invidia con l’aiuto della Parabola del Figliol prodigo, e la sperimentazione del fatto che la diversità come ricchezza, grazie all’aiuto del Vangelo di Giovanni (8, 9-11), il nostro pomeriggio volgeva al termine. In serata, dopo la preparazione e la condivisione della cena passata in allegria, abbiamo trascorso un po’ di tempo in compagnia di Gesù e proprio davanti a Lui, in adorazione, ci siamo presi cura uno dell’altro, pregando per i nostri compagni di viaggio e affidandoci a Lui per il riposo notturno. Eravamo carichi per affrontare il nuovo giorno!
La domenica mattina, di buon’ora, dopo una ricca colazione, abbiamo continuato il nostro viaggio attraverso il “deserto”. E certo non potevano mancare migliori compagni di viaggio che la parola del Vangelo, la lettura di Salmi… quasi un’assenza dello scorrere del tempo, con quella musica che guidava i nostri pensieri… Un tempo per meditare l’importanza del dialogo interiore con noi stessi e con Dio,un dialogo che abbiamo completato con la riconciliazione.
Il sacramento della Riconciliazione ci ha permesso di riconciliarci con Dio e con i nostri fratelli e finalmente ci permette di “mettere” le ali. La vita non va trascinata e rosicchiata: vivere è abbandonarsi come un gabbiano all’ebrezza del vento; vivere è assaporare l’avventura della libertà, vivere è stendere l’ala, l’unica ala con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come Dio. Abbiamo concluso, così, il nostro ritiro con il pranzo e la Celebrazione Eucaristica nel pomeriggio. Con grande soddisfazione, siamo tornati nelle nostre case, portando con noi questa esperienza di “volo ad alta quota”, nella speranza che altri ben presto possano volare con noi!
Raffaele D’Angelo e Francesca Bognanni