“Lo scandalo avvertito dai più di fronte alle frodi perpetrate da esponenti delle classi dirigenti rivela la crescente percezione dell’urgenza di un’etica pubblica da tutti condivisa e rispettata”.
È quanto ha affermato questa mattina il Segretario generale della Cei intervenendo a Sorrento presso l’Hilton Palace Hotel, al Convegno organizzato dal Gran Priorato di Napoli e Sicilia del Sovrano Militare Ordine di Malta sul tema: “Cattolici e società: etica pubblica ed etica privata”.
Monsignor Crociata ha sottolineato il rischio di vivere in modo separato l’etica pubblica e quella privata, ha messo in luce i limiti di un certo liberalismo individualista, quindi ha analizzato le mutazioni – su questo fronte – in atto nel nostro Paese e a livello globale.
“Accanto alla rilevata separazione tra sfera privata e pubblica e tra i rispettivi parametri etici – ha spiegato il Segretario generale della Cei – si assiste oggi a un fenomeno opposto, quello di una crescente porosità tra queste due sfere. Sempre più il privato diventa pubblico, come risulta evidente nel caso delle intercettazioni telefoniche e della loro diffusione, negli scandali legati alla sfera affettiva e intima, nella comunicazione dei propri sentimenti su mezzi di comunicazione di massa, nella condivisione di video che riportano la propria vita privata”.
Al tempo stesso – ha aggiunto – il pubblico entra nel privato, con sondaggi che interpellano i singoli su
questioni di rilevanza pubblica, e attraverso la rilevazione e la diffusione delle opinioni su radio, televisione e social network”. “Questa mescolanza di privato e pubblico – ha quindi rilevato Crociata – può portare nella direzione di un’accresciuta presa di coscienza del peso non meramente individuale delle proprie scelte”.
Quindi ha messo in luce il ruolo dei media: “Proprio i media moderni, capaci di trasformare le abitudini delle persone e le persone stesse, spalancano le porte a un’epoca nuova per l’umanità e a una ridefinizione di privato e pubblico. Di questa novità che ci sta davanti, di cui comprendiamo solo in parte la portata, è doveroso percepire le opportunità positive, oltre a denunciarne gli squilibri”.
“Avvenire”, 28 aprile 2012.