L’AC calatina sceglie la pastorale del cambiamento

marchese-don-p.-alcamo-g.-belvedere-606x280Si conclude con un weekend, il 13 e il 14 aprile, il primo Laboratorio per la formazione dell’Azione Cattolica della Diocesi di Caltagirone “Pro-Vocati dal Vangelo”. Si è trattato di un percorso formativo per responsabili in 3 moduli: il primo, Pro-vocati dal territorio. Quale parrocchia? Tra idealità e realtà, si è tenuto l’1 e il 2 settembre 2012 (relatore don Pino Alcamo, docente di Catechetica nella Facoltà Teologica di Sicilia e direttore dell’Ufficio Regionale per la dottrina della fede e la catechesi della CESi); il secondo il 29 e il 30 dicembre 2012, Pro-vocati alla laicità (relatore don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco); il terzo, il 13 e il 14 aprile prossimi, si svolgerà al Seminario estivo in c.da San Bartolomeo ed avrà come tema: Pro-vocati nella corresponsabilità. Guiderà la due giorni Mario Sedia, presidente diocesano AC di Palermo. «I tre moduli – spiega Giacomo Belvedere, responsabile dell’area formazione e comunicazione dell’AC diocesana – sono stati pensati come tre tappe di un unico percorso, che ha impegnato l’AC a riflettere e interrogarsi sull’esserci in un territorio per una missione; sull’esserci in quanto laici battezzati; sull’esserci assieme ai presbiteri con cui condivide la responsabilità dell’evangelizzazione».
L’idea di fondo del Laboratorio è stata quella di riflettere sulla pro-vocazione, cioè sulla “chiamata” dei laici di AC “per” l’evangelizzazione del mondo. I tre moduli hanno focalizzato tre parole-chiave che sono state individuate come prioritarie per quest’anno: territorialità, laicità e corresponsabilità. È  prioritario infatti formare laici capaci di promuovere una pastorale del cambiamento, attenta alle relazioni dentro e fuori l’ambito ecclesiale.
Lo stile è stato quello laboratoriale della ricerca, volto a individuare prospettive pastorali aperte e non conclusive.
In sintonia con le indicazioni pastorali diocesane, l’AC di Caltagirone ritiene che sia maturo il tempo  per porre nei giusti termini il nodo della laicità. Non solo dei laici, ma della laicità. Nella sua triplice declinazione: laicità della e nella Chiesa e laicità del mondo. Il tema della laicità, nei suoi aspetti teologici, sociali e associativi, può aiutare infatti a superare la tentazione della cultura della scissione e della separazione che impedisce di guardare al mondo con l’ottica evangelica per educarsi alla cultura della sintesi tra fede e vita.
«C’è bisogno di partecipazione nella società e nella Chiesa – spiega la presidente diocesana, Margherita Marchese -. I tre moduli, che hanno educato alla progettazione partecipata, hanno voluto rilanciare, attraverso l’esperienza diretta, una cultura della corresponsabilità  che fosse espressione di un forte legame di comunione».
Rilanciare con forza la partecipazione attiva di tutti gli aderenti può costituire, per la Presidenza diocesana, un significativo esempio di che cosa significhi essere nella Chiesa  e nella società  “cittadini” corresponsabili e credibili.
L’AC calatina è difatti convinta che l’esercizio democratico della responsabilità nella comunità ecclesiale è di per sé educativo ai valori alti della partecipazione e può essere segno profetico rispetto a quei luoghi e a quelle istituzioni che sembrano averne smarrito il  valore.