Quest’anno l’Azione Cattolica nazionale ci chiama a custodire la nostra interiorità e a maturare un atteggiamento di fiducia nel Signore. La fede è un dono di Dio che non smette mai di cercare l’uomo e che esige una risposta libera e coraggiosa. L’evangelista Marco ci racconta un Gesù costantemente in viaggio, pellegrino tra le persone, le case, le sinagoghe, lungo la riva del lago, verso Gerusalemme. Un giorno, però, appena fuori da Gerico, Gesù, il pellegrino, incontra il cieco Bartimeo, si ferma a condividere la sua disabilità, e lo guarisce. Anche noi, come Bartimeo, con le nostre famiglie, le nostre chiese particolari, le nostre associazioni, la nostra comunità civile, possiamo conoscere la cecità e la conseguente immobilità. Possiamo infatti sperimentare situazioni in cui il nostro sguardo non rimane fisso su Gesù, non si lascia illuminare da lui, ma rimane ripiegato su noi stessi e oscurato dagli insuccessi, dai disagi, dalle emergenze, dalle fatiche quotidiane, dalla paura. Anche noi, spesso, come Bartimeo, non sappiamo reggerci in piedi e cadiamo sotto il peso delle discordie, dei vizi, delle superficialità, della disattenzione, delle piccole grandi illegalità, che ci àncorano sempre più fortemente alla terra anziché lasciarci correre liberi. Anche noi, come Bartimeo, abbiamo bisogno di tornare a fissare il nostro sguardo su Gesù, affinché egli possa illuminare la nostra esistenza.
All’inizio di questo nuovo anno associativo, allora, come Bartimeo ci sentiamo dire: “Alzati, il Signore ti chiama!”. Dio ci parla attraverso ciò che siamo, attraverso i nostri pensieri, i sentimenti, i fatti che ci accadono. Imparare a leggerli e a compiere le nostre scelte alla luce della Parola richiede allenamento e la compagnia di chi, maturo nella fede, ci guida nel discernimento. La vita dei laici di Azione Cattolica deve avere l’impronta del colloquio intimo con Dio, del quotidiano vissuto alla presenza del Signore, di un impegno di vita celebrato nella Liturgia. Vogliamo essere santi? Se rispondiamo in modo affermativo, allora dobbiamo necessariamente cambiare qualcosa nella nostra vita: compiere gesti di attenzione e riconciliazione, di solidarietà nelle nostre famiglie, nella comunità cristiana, nelle associazioni di cui facciamo parte. Solo la contemplazione di Gesù ci fa scoprire che egli si offre a noi senza riserve, insegnandoci quella disponibilità amorevole che egli desidera attuiamo gli uni con gli altri. Egli per primo ci offre gratuitamente l’occasione di tornare a vedere e a camminare, come desidera che gli uni facciamo per gli altri: non zittire ed emarginare “il sofferente”, ma aiutarlo a vederci chiaro e a riprendere il cammino. È essenziale, allora, recuperare il senso profondo dell’esperienza associativa come cammino spirituale che aiuti ciascuno a vivere il battesimo ricevuto per scoprire e alimentare la propria vocazione. La dedizione alla Chiesa e al mondo è possibile solo se nasce da una profonda vita interiore. Nel rispetto dei ritmi e dei tempi della quotidianità, diversi per condizioni, età e stati di vita, è importante che ogni socio di AC riesca ad elaborare una “regola” per la propria vita interiore, ritrovando spazi e modi per curare nell’ordinarietà del quotidiano la dimensione contemplativa e liturgica della propria fede. La vita spirituale si nutre, infatti, della preghiera, attinge alla Parola per il discernimento spirituale e celebra nella Liturgia e nei Sacramenti la comunione. L’Eucarestia, fonte e culmine della nostra preghiera, e il servizio ai poveri edificano e rendono visibile (e credibile) la comunità. L’intervento di Gesù ridona a Bartimeo la vista e, con essa, la capacità di stare in piedi, di muoversi e di camminare in una vita autentica. Bartimeo ormai guarito, si mette a seguire Gesù con decisione. Anche noi, come Bartimeo, possiamo allora fissare con fiducia il nostro sguardo su Gesù e lasciare che egli rinnovi la nostra capacità di “leggere il mondo”. Sarà infatti la nostra fiducia in Gesù a farci riacquistare la vista e a salvarci dall’oscurità di un mondo (apparentemente) senza speranza. Rimettiamoci, dunque, con decisione insieme a Bartimeo sulla strada che sale verso Gerusalemme, all’insegna dell’amore che liberamente si dona, e si dona fino alla morte. Buon cammino!
Margherita Marchese
Presidente diocesana