Tutto il mondo ha salutato ieri sera, con gioia e stupore, l’elezione di Papa Francesco.
Anche la Chiesa calatina ha gioito per il nuovo Successore di Pietro, ed insieme ai fedeli in Piazza San Pietro si è unita alla preghiera per il Papa emerito e per il Papa regnante.
Sull’elezione del nuovo Papa, mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, ha invitato i fedeli ad una lettura spirituale degli eventi, per discernere i segni dei tempi e scorgere l’azione dello Spirito Santo nella nostra vita e nella nostra storia.
La riflessione del Vescovo
«Lo Spirito Santo ha operato ancora una volta, nella vita della Chiesa, scompaginando i piani e le attese che si erano prospettati in un primo tempo, forse con un eccessivo contributo giornalistico.
L’esperienza che la Chiesa sta vivendo in questi giorni è di forte carica spirituale.
I primi gesti e le prime parole del Papa lo dimostrano.
La profezia
Indico ad esempio, senza soffermarmi nel dettaglio: la scelta di presentarsi in ambito ordinario; di avere indossato la sua abituale croce pettorale, sembra di ferro, preferendola a quella più preziosa preparata dal cerimoniere per l’occasione; di avere introdotto con semplicità ed immediatezza un nuovo stile comunicativo fra Popolo e Pastore, uno stile simmetrico, circolare ed aperto; di avere sottolineato, sin da subito, la dimensione pastorale del suo Ministero petrino, parlando da Vescovo di Roma alla Diocesi di Roma (una scelta peraltro, ecclesiologicamente significativa ed ineccepibile, che rinvia alla dimensione di un primato che si fonda sulla collegialità); di avere sottolineato la centralità della preghiera e dell’evangelizzazione nella vita della Chiesa…
Si potrebbero citare altri segni profetici. Credo che rimarranno alla storia la preghiera per il Papa emerito, e la preghiera del Popolo di Roma sul suo Pastore.
Un Papa dal sud del Mondo
Siamo di fronte ad un vero cambiamento spirituale e pastorale.
Come Gesù, che è entrato nella storia dalla periferia della povera campagna di Betlemme, Papa Francesco viene dal sud del mondo portando con sé la storia di una Chiesa e di popoli che vivono nella marginalità, nella povertà, nel bisogno. Dal sud, con Papa Francesco, queste storie risalgono verso il centro, recuperando le distanze, richiamando all’unità, annunciando il Vangelo di Cristo. Non è ad una rivoluzione di potere che mi riferisco, ma ad un continuo spostamento di significati che de-centra i nostri ragionamenti.
Il latino ci aiuta a comprendere meglio questo gioco linguistico. La preposizione de sostiene tanto il complemento di argomento, invitandoci a ragionare, in questo caso, sul centro; quanto il complemento di moto da luogo, sollecitandoci a riflettere sulla provenienza, sulle premesse. Allora ci chiediamo: qual è veramente il centro della nostra vita? Abbiamo forse sostituito le premesse, le nostre convinzioni, i nostri ragionamenti e le nostre verità alla Verità?
La scelta del nome, Francesco
Anche la scelta del nome, Francesco, se da un lato prospetta immediatamente il luogo di una sintesi nella vita, nel messaggio e nella santità del poverello d’Assisi, presentandolo a tutti come un annuncio programmatico per una Chiesa povera, semplice ed evangelica; d’altro lato rinvia immediatamente alla lunga storia di santità della Chiesa. Rimanda ad esempio a San Francesco di Sales, padre della spiritualità moderna, espressione di un nuovo umanesimo, santo dell’educazione, testimone del dialogo ecumenico; ma cita anche San Francesco Saverio, sacerdote della Compagnia di Gesù, fra i primi a seguire Sant’Ignazio, il più grande missionario dell’epoca moderna, evangelizzatore dell’India e del Giappone, ponte di dialogo fra diverse culture e religioni.
Il cammino di Fede
Le suggestioni che si rincorrono a questo punto sono davvero numerose.
Tutte, però, portano lo stesso segno, indicano la stessa strada, che è quella indicata da Papa Francesco: rimettere al centro Cristo, la soggettività del Popolo di Dio, il cammino di Fede, la dimensione pastorale del Ministero petrino. Un messaggio che ha allargato il cuore di ognuno – che sia vicino o lontano a Cristo e alla sua Chiesa – e che impegna tutti ad un protagonismo nuovo, ad una responsabilità verso la Chiesa e verso il mondo che non ha più deroghe, dispense, eccezioni. Il Papa ci chiede d’essere protagonisti di questa storia, d’essere membra vive di questo Corpo vivo che è la Chiesa».